La fuga della primula rossa del banditismo sardo

Nuovo capitolo della storia di "Grazianeddu" condannato dalla Cassazione a tornare in carcere. Ricerche sono in corso

Mesina
30 anni di carcere per Graziano Mesina, l’ex primula rossa del Supramonte. Il 78enne ha ricevuto ieri la condanna in via definitiva per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ma è irreperibile. Quando i Carabinieri ieri notte, dopo il verdetto della Cassazione si sono presentati alla sua abitazione ad Orgosolo per condurlo in carcere, Mesina non c’era. Ieri pomeriggio prima della sentenza, per la prima volta dopo un anno, non si è presentato alla stazione dei carabinieri di Orgosolo per la firma.

Le dichiarazioni dell’avvocato

L’avvocato di Mesina, Maria Luisa Vernier, spiega all’Agi: “Non abbiamo ricevuto alcun documento da parte della Cassazione, nessun documento ufficiale. Nessun ordine di esecuzione”. E aggiunge di non aver avuto contatti recenti con l’assistito: “Vive a Orgosolo e non ha telefono”.

Le accuse fatte a Mesina

Nato il 4 aprile del 1942 a Orgosolo, penultimo degli undici figli di Pasquale Mesina, pastore, e Caterina Pinna, ‘Grazianeddu’ vide il carcere la prima volta a 14 anni per porto abusivo d’armi. Mesina, nel giugno 2019, è stato scarcerato per decorrenza dei termini, dopo la condanna in appello per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Secondo la Dda di Cagliari sarebbe stato a capo di due gruppi criminali attivi in punti geografici della Sardegna per coprire l’approvvigionamento di vari tipi di droga, con base in queste due zone dell’isola. Con il rigetto del ricorso in Cassazione decade in via definitiva la grazia concessa a suo tempo dal presidente della Repubblica.