LA ‘CAGIONEVOLE’ HILLARY CONTRO DONALD IL ‘CATTIVO’

I problemi di salute ci sono, è evidente, ma l’esposizione mediatica a cui è sottoposta Hillary Clinton fanno sorgere il sospetto di una strategia per indebolire la sua immagine in vista delle presidenziali. D’altronde non è una novità che la campagna elettorale americana sia piena di colpi bassi.

La polmonite è l’ultimo anello della catena. Dopo gli esami eseguiti in seguito all’attacco di tosse a un comizio, venerdì scorso per Hillary è arrivata la diagnosi. Lo ha riferito il medico che ha in cura la candidata democratica alla Casa Bianca, dopo il malore alla cerimonia a New York in memoria degli attacchi terroristici dell’11settembre.

Nel dicembre del 2012, quando era ancora segretario di Stato, ebbe prima una forte influenza intestinale e poi cadde mentre era al bagno, subendo un colpo alla testa. Dalle analisi emerse un trombo al cervello: l’ex First Lady, 69 anni, fu ricoverata d’urgenza al Presbiterian Hospital di New York. Può una persona cagionevole di salute diventare Presidente degli Stati Uniti? La domanda, il dubbio che si sta cercando di instillare negli americani è questo.

Colpi bassi

Clinton-Trump, “incapace” la prima, “razzista” il secondo. Le accuse a volte sono formulate in maniera diretta, alter volte si utilizzano canali collaterali. Lo stato di salute dell’ex first lady, ad esempio, è stato anche al centro di un rapporto dell’Fbi in cui si mettevano fortemente in dubbio le sue capacità di affrontare lo stress da comando. Il rapporto è figlio delle indagini sull’uso di server di email privati quando era Segretario di Stato, compresa una sintesi del suo interrogatorio del 2 luglio e di quelli dei suoi collaboratori. Ne esce fuori un’immagine di Hillary Clinton che fa fatica a ricordare, che non sa cosa vogliano dire alcune sigle nelle mail. Insomma, tutto il contrario della persona preparata, determinata, decisionista e in buona salute che la gente si aspetta per il Presidente degli Stati Uniti.

Le nuove carte

Nelle carte, 58 pagine in parte coperte da omissis, non si trovano rivelazioni clamorose ma alcuni dettagli scomodi per la candidata presidenziale democratica, esponendola alle nuove critiche del rivale Donald Trump e del partito repubblicano. Colpiscono i numerosi “non ricordo” (39 volte): Hillary ha sostenuto di non rammentare tutti i briefing ricevuti sulla gestione delle informazioni classificate e tutti gli scambi specifici di email ritenute classificate, comprese quelle sull’attacco con droni, spiegando che confidava nelle competenze e nella capacità di giudizio del suo staff al dipartimento di Stato.

Il trauma cranico

Una posizione che rischia di alimentare le accuse di evasività o di inabilità psico-fisica. L’Fbi scrive infatti che dopo il trauma cranico per lo svenimento nel 2012, Hillary, su consiglio del suo medico, poteva lavorare solo poche ore al giorno e non ricordare tutti i briefing ai quali partecipava. Ma le carte dell’Fbi confermano anche che la Clinton ha sostenuto di non sapere che la lettera “C” nelle email indicava materiale “classificato”, come aveva già anticipato il direttore del Federal Bureau of Investigation, James Comey, nella sua audizione al Congresso, precisando che l’allora segretario di Stato non aveva molta dimestichezza con la posta elettronica e quindi era possibile che non avesse capito il significato di quella lettera. Una versione che comunque non getta una luce positiva.

Gli interrogatori

Dagli interrogatori con i suoi ex collaboratori, tra cui Huma Abedin, suo attuale braccio destro, vien fuori inoltre che Hillary cambiava spesso Blackberry e che “il posto di quello vecchio diventava frequentemente ignoto”. Cioè spariva. Anche questa faciloneria non depone a suo favore. A questo ora si aggiunge la polmonite, malattia momentanea, ma che in una donna di quasi 70 anni, già minata nel fisico, ha il suo peso. O almeno questo è il messaggio che si sta cercando di far passare al di là dell’Oceano.