Kazakistan, colloquio tra Putin e il presidente Tokayev

Intanto il Dipartimento di Stato degli USA ha autorizzato i dipendenti non essenziali del consolato Usa ad Almaty di lasciare il Paese

Il giorno seguente le dichiarazioni del presidente della Repubblica del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev sull’ordine ristabilito nel Paese dopo tre giorni di disordini legati all’aumento del prezzo del gas che hanno visto anche lo scioglimento del governo e nel quale sarebbero morte 26 persone secondo il Ministero degli Interni, il capo di Stato kazako ha avuto un “un lungo colloquio” con il presidente russo Vladimir Putin. Lo rende noto il Cremlino. “I presidenti si sono scambiati opinioni sulle misure adottate per ristabilire l’ordine in Kazakistan”, si legge in una nota nella quale si precisa anche che è stato concordato di rimanere in contatto “costante”.

La situazione

Dal 5 gennaio, il giorno successivo allo scioglimento dell’esecutivo con le dimissioni presentate dall’allora premier Askar Mamin e l’incarico ad interim al vice-primo ministro Alikhan Smailov, il presidente Tokaev ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 19 gennaio nella regione petrolifera del Mangystau e ad Almaty, la capitale economica, con il coprifuoco in vigore dalle 23 alle 7.

L’arresto

L’ex capo dell’intelligence del Kazakistan Karim Masimov, ex primo ministro e alleato di lunga data dell’ex leader Nursultan Nazarbayev, è stato arrestato con l’accusa di “alto tradimento”, ha fatto sapere il Comitato Nazionale per la Sicurezza (Knb), precisando in una nota che l’arresto è avvenuto giovedì scorso.

La partenza

Il Dipartimento di Stato americano ha autorizzato i dipendenti non essenziali del consolato Usa ad Almaty di lasciare il Kazakistan, dove le rivolte hanno provocato decine di morti. “Il dipartimento ha approvato la partenza volontaria dei dipendenti del governo statunitense non essenziali e dei familiari di tutti i dipendenti” di quel consolato, afferma un comunicato.

Le proteste

In seguito all’aumento dei prezzi del gas naturale liquefatto, si sono avute manifestazioni in diverse città, da Janaozen, nell’ovest del Paese ricco di risorse naturali, fino alle rive del Mar Caspio, nella grande città di Aktau. Il presidente kazako aveva respinto ogni ipotesi di mediazione per mettere fine alle violenze nel Paese e aveva promesso “l’eliminazione” di quelli che ha definito “i banditi armati”, accusati di aver istigato le manifestazioni violente. Tokayev aveva inoltre ringraziato il presidente russo Putin per avere risposto prontamente al suo appello, con l’invio in Kazakistan di truppe per aiutare a sedare la rivolta nell’ambito del Trattato di sicurezza collettiva (Csto), di cui fanno parte varie Repubbliche ex sovietiche.