Iss: le reinfezioni aumentano del 12 %

Emerge dal "Report esteso su Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale" dell'Istituto Superiore di Sanità

Omicron

Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi di Covid segnalati in Italia è aumentata del 12%; nello stesso periodo i casi segnalati con stato clinico iniziale asintomatico sono aumentati dal 74% al 76%, è quanto indica l’Istituto superiore di Sanità (Iss) nel suo “Report esteso su Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale”.

Reinfezioni

Dal 24 agosto 2021 al 13 luglio 2022 sono stati segnalati 813.817 casi di reinfezione, pari a 5,2% del totale dei casi notificati. Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 12,0%, in leggero aumento rispetto alla settimana precedente (11,7). L’analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione nei soggetti con prima diagnosi di Covid notificata da oltre 210 giorni rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi fra i 90 e i 210 giorni precedenti; nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi. Il maggior rischio nei soggetti di sesso femminile può essere verosimilmente dovuto alla maggior presenza di donne in ambito scolastico, (superiore all’80%) dove viene effettuata una intensa attività di screening e al fatto che le donne svolgono più spesso la funzione di caregiver in ambito famigliare; nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. Verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d’età sopra i 60 anni; negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.

Infezioni non notificate

In questa fase, caratterizzata dalla circolazione di varianti altamente trasmissibili, è verosimile che ci sia stato anche un aumento della quota di persone che hanno avuto un’infezione non notificata ai sistemi di sorveglianza per motivi legati sia alla mancata diagnosi che all'”autodiagnosi”. Questo fenomeno potrebbe portare alla sottostima del tasso di incidenza, e quindi del rischio relativo, e dell’efficacia vaccinale”, indica nel suo rapporto l’Istituto Superiore di Sanità.

Ricoveri

Fra i ricoverati per Covid i non vaccinati risultano essere almeno il triplo (3,5 volte più numerosi rispetto a chi ha fatto la terza e la quarta dose del vaccino) e, sempre fra i non vaccinati, i decessi sono almeno il quadruplo rispetto a chi ha fatto il vaccino, indica l’Iss. Secondo i dati, che riguardano il tasso di periodo compreso fra il 3 giugno e il 3 luglio, il tasso di ospedalizzazione standardizzato per età (relativo alla popolazione da 12 anni in su) nei non vaccinati è di 85 ricoveri per 100mila abitanti, ossia tre volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre 120 giorni (26 ricoveri per 100.000 abitanti) e oltre tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (25 ricoveri per 100mila abitanti). Il tasso di ricoveri in terapia intensiva standardizzato per età, relativo alla popolazione di età uguale o superiore a 12 anni, nel periodo 03/06/2022-03/07/2022 per i non vaccinati è di 4 ricoveri per 100mila abitanti contro 1 ricovero per 100mila abitanti sia per chi ha fatto il ciclo completo da oltre 120 giorni sia per chi ha fatto la dose aggiuntiva/booster. Il tasso di mortalità standardizzato per età, relativo alla popolazione di età pari o superiore a12 anni, nel periodo 27/05/2022-26/06/2022, per i non vaccinati (12 decessi per 100mila abitanti) risulta circa quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre 120 giorni (3 decessi per 100mila abitanti) e circa sei volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (2 decessi per 100mila abitanti). Nel prevenire il contagio da virus SarsCoV2 il vaccino ha un’efficacia del 36% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, del 27% tra i 91 e 120 giorni, e del 45% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale o pari al 48% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Le percentuali salgono invece nel prevenire i casi di malattia severa: pari a 67% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 68% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 70% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni e pari al 85% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.