Iran, vittime nelle proteste per la morte di Mahsa Amini

La portavoce dell'Ufficio Onu per i Diritti umani afferma che hanno perso la vita "da due a cinque persone", tre secondo il governatore del Kurdistan

Non è ancora definitivo il bilancio delle vittime nel corso delle violente proteste – giunte al quarto giorno – nella regione curda dell’Iran, scatenatesi in seguito alla morte di Mahsa Amini, la 22enne arrestata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo e deceduta per i maltrattamenti. Il momento è delicato per il presidente iraniano Ebrahim Raisi che si trova a New York per rivolgersi per la prima volta all’Assemblea generale delle Nazioni unite, dove gruppi per i diritti umani stanno protestando contro la sua presenza e avviando azioni legali.

Le proteste

Al quarto giorno di proteste, anche se l’entità delle violenze e il numero degli arresti sono difficili da valutare, sui social media sono stati pubblicati video di pestaggi e scontri, compresi filmati in cui si sentono colpi di armi da fuoco. Sulla vicenda è intervenuta l’Onu che ha denunciato “la violenta repressione” alle manifestazioni. L’Alto Commissario Nada Al-Nashif, ha espresso preoccupazione per la morte di Amini: “La tragica morte della giovane e le accuse di tortura e maltrattamenti devono essere indagate in modo rapido, imparziale ed efficace da un’autorità indipendente, assicurando che la sua famiglia abbia accesso alla giustizia”. Secondo la portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario Onu, in diverse città del Paese, compresa Teheran, la polizia ha “sparato munizioni vere” e usato gas lacrimogeni.

Le vittime

Per la portavoce dell’Ufficio Onu per i Diritti umani afferma che hanno perso la vita “da due a cinque persone”, il governatore del Kurdistan al momento dà conferma solo di tre morti. Sarebbero invece cinque le persone uccise dalla polizia secondo il gruppo curdo per i diritti umani Hengaw, con sede in Norvegia.

La morte della giovane

Mahsa Amini è morta venerdì in ospedale dopo essere stata per tre giorni in coma. Martedì scorso, il 13 settembre, era con il fratello a Teheran quando è stata arrestata dalla polizia della moralità. Funzionari iraniani hanno affermato che la ragazza è morta per un “attacco di cuore”. Tuttavia, la sua famiglia ha affermato che non aveva una condizione cardiaca preesistente. Il filmato, secondo fonti dei siti internazionali “modificato” della telecamera di sicurezza rilasciato dai media statali iraniani, sembra mostrare la ragazza che crolla a terra in un centro di “rieducazione” dove era stata portata per ricevere un “guida” sul suo abbigliamento.

La Farnesina

“Profondo dolore per la morte di Masha Amini a Teheran” è stato espresso dalla Farnesina: “Siamo vicini alla sua famiglia e speriamo che gli autori di questo atto vile vengano identificati e chiamati a risponderne. La violenza contro persone innocenti, soprattutto donne e ragazze, non può mai essere tollerata”.