Il Papa ai luterani: “Uniti su dignità umana e giustizia sociale”

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Promuovere la dignità umana e la giustizia sociale sono senza dubbio due campi in cui cattolici e protestanti possono unire le forze per contribuire a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere. Lo ha ricordato il Papa nel corso del suo intervento alla Malmoe Arena durante l’evento che ha concluso la sua prima giornata in Svezia, tutta dedicata all’ecumenismo. Un appuntamento che è stato introdotto da quattro testimonianze: una giovane indiana, Pranita, un sacerdote colombiano, mons. Hector Fabio, una donna dal Burundi, Marguerite, e una rifugiata dal Sud Sudan, Rose, che hanno rimarcato l’impegno comune nella solidarietà promosso da Caritas Internationalis e dal World Service.

Cooperazione tra chiese

“L’unità tra i cristiani è una priorità, perché riconosciamo che tra di noi è molto più quello che ci unisce di quello che ci separa” ha detto il Pontefice, ripetendo quello che ormai può essere considerato il ritornello di questo viaggio apostolico. Le testimonianze hanno permesso a Francesco di incoraggiare gli sforzi che vengono compiuti in alcuni degli ambiti che più gli stanno a cuore: la conservazione del creato; i processi di promozione sociale, in particolare in Colombia per la quale ha chiesto preghiere “affinché, con la collaborazione di tutti, si possa giungere finalmente alla pace, tanto desiderata e necessaria per una degna convivenza umana”; la difesa dei bambini “vittime di tante atrocità”; infine, il futuro dei giovani che “possono scoprire la meravigliosa condizione di essere figli di Dio e il privilegio di essere benvoluti e amati da Lui”. E ancora una volta il pensiero del Papa è andato a profughi e rifugiati: “Per noi cristiani è una priorità andare incontro agli scartati e agli emarginati del nostro mondo e rendere tangibile la tenerezza e l’amore misericordioso di Dio, che non scarta nessuno, ma accoglie tutti”.

Il dramma siriano

Infine, un riferimento esplicito alla Siria. Dopo Francesco, infatti, è intervenuto il vescovo caldeo di Aleppo mons. Antoine Audo. A lui si è rivolto direttamente il Papa: “Le notizie ci riferiscono quotidianamente l’indicibile sofferenza causata dal conflitto siriano, che dura ormai da più di cinque anni. In mezzo a tanta devastazione, è veramente eroico che rimangano lì uomini e donne per prestare assistenza materiale e spirituale a chi ne ha necessità. È anche ammirevole che tu, caro fratello, continui a lavorare in mezzo a tanti pericoli per raccontarci la drammatica situazione dei siriani. Ciascuno di loro è nel nostro cuore e nella nostra preghiera”.

Il documento

Al termine dell’incontro Caritas Internationalis e Federazione luterana mondiale hanno siglato una Dichiarazione di intenti, intitolata “Together in Hope”, Insieme nella speranza. Poi il Papa ha salutato 30 delegazioni ecumeniche prima di salutare il premier svedese Lofven e tornare a Igelosa. Domani alle 9.30 celebrerà la Messa nella solennità di Tutti i Santi nello stadio Swedbank di Malmoe prima di congedarsi e rientrare a Roma dove l’arrivo è previsto alle 15.30.

Dichiarazione congiunta

img_20161031_150729L’invito a superare per collaborare nel segno della solidarietà è anche il cuore della dichiarazione congiunta firmata nella cattedrale di Lund dal presidente della Federazione luterana mondiale Munib Yunan e da Papa Francesco. Un testo impegnativo in cui da parte del S. Padre c’è una concessione importante, che non mancherà di sollevare obiezioni e perplessità, laddove si afferma che “siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma”. Parole che vanno ben oltre il “non si può essere cattolici e settari” che Francesco aveva pronunciato in occasione di una recente intervista. Qui c’è il riconoscimento formale della validità della Riforma di Lutero. Con quali conseguenze è presto per dirlo.

Dolore per il passato

La dichiarazione esprime “gioiosa gratitudine a Dio per questo momento di preghiera comune nella Cattedrale di Lund, con cui iniziamo l’anno commemorativo del cinquecentesimo anniversario della Riforma. Cinquant’anni di costante e fruttuoso dialogo ecumenico tra cattolici e luterani ci hanno aiutato a superare molte differenze e hanno approfondito la comprensione e la fiducia tra di noi”. Un lento riavvicinamento che ha permesso “attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa” di non essere “più estranei. Anzi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide”. Poi il passaggio fondamentale del documento, con il riconoscimento della Riforma e il dolore per le divisioni: “confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati. Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto. Riconosciamo che siamo liberati per grazia per camminare verso la comunione a cui Dio continuamente ci chiama”.

Verso l’unità

Il Pontefice e il leader luterano si impegnano “a testimoniare insieme la grazia misericordiosa di Dio, rivelata in Cristo crocifisso e risorto. Consapevoli che il modo di relazionarci tra di noi incide sulla nostra testimonianza del Vangelo, ci impegniamo a crescere ulteriormente nella comunione radicata nel Battesimo, cercando di rimuovere i rimanenti ostacoli che ci impediscono di raggiungere la piena unità”. Il pensiero è poi rivolto a quanti “aspirano a ricevere l’Eucaristia ad un’unica mensa, come concreta espressione della piena unità. Facciamo esperienza del dolore di quanti condividono tutta la loro vita, ma non possono condividere la presenza redentrice di Dio alla mensa eucaristica. Riconosciamo la nostra comune responsabilità pastorale di rispondere alla sete e alla fame spirituali del nostro popolo di essere uno in Cristo. Desideriamo ardentemente che questa ferita nel Corpo di Cristo sia sanata. Questo è l’obiettivo dei nostri sforzi ecumenici, che vogliamo far progredire, anche rinnovando il nostro impegno per il dialogo teologico. Preghiamo Dio che cattolici e luterani sappiano testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo”. Uno sforzo che si traduce nell’invito a progredire “insieme nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza (…) Oggi, in particolare, noi alziamo le nostre voci per la fine della violenza e dell’estremismo che colpiscono tanti Paesi e comunità, e innumerevoli sorelle e fratelli in Cristo. Esortiamo luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo”.

L’appello ai fedeli

Infine, un “appello a tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche, perché siano coraggiose e creative, gioiose e piene di speranza nel loro impegno a continuare la grande avventura che ci aspetta. Piuttosto che i conflitti del passato, il dono divino dell’unità tra di noi guiderà la collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà. Stringendoci nella fede a Cristo, pregando insieme, ascoltandoci a vicenda, vivendo l’amore di Cristo nelle nostre relazioni, noi, cattolici e luterani, ci apriamo alla potenza di Dio Uno e Trino”.

L’omelia del Pontefice

Il Papa al suo arrivo è stato accolto dalla Primate della Chiesa di Svezia, l’arcivescovo Antje Jackelén, e dal Vescovo cattolico di Stoccolma, mons. Anders Arborelius. Nel suo discorso Francesco ha ringraziato Dio “per l’impegno di tanti nostri fratelli, di diverse comunità ecclesiali, che non si sono rassegnati alla divisione, ma che hanno mantenuto viva la speranza della riconciliazione tra tutti coloro che credono nell’unico Signore. Cattolici e luterani abbiamo cominciato a camminare insieme sulla via della riconciliazione. Ora, nel contesto della commemorazione comune della Riforma del 1517, abbiamo una nuova opportunità di accogliere un percorso comune, che ha preso forma negli ultimi cinquant’anni nel dialogo ecumenico tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa Cattolica. Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri”
Il Pontefice ha detto che “dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice. Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la volontà del popolo fedele”.
Poi il Papa ha aggiunto che “l’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della vita. Come è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio”. “Come cristiani – ha concluso – saremo testimonianza credibile della misericordia nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi. Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta”.