IL PAPA AI CARCERATI DI CERESO 3: “SIETE CADUTI MA LA MISERICORDIA VI RISOLLEVA”

Chiesa

Volge quasi al termine, il viaggio apostolico di Papa Francesco in Messico. Dopo aver incontrato le istituzioni, le famiglie, gli indios, i giovani, dopo aver toccato con mano la sofferenza dei bambini malati di cancro e ospitati nell’ospedale pediatrico di Città del Messico, oggi è la volta dei carcerati. Bergoglio si recherà nel penitenziario di “Cereso 3”, considerato uno dei più pericolosi al mondo, così come Juarez, la città in cui è situato la prigione, è stata considerata fino al 2011 la città più a rischio del pianeta.

Nella prigione sono rinchiusi i killer alcune gang, come “Los Aztecas” o “Los Artistas Asesinos”. Il procuratore generale dello Stato di Chihuahua, Jorge Enrique Gonzalez Nicolas, assicura che le cose oggi sono ben diverse: “Fino a sei anni fa un incontro con queste caratteristiche (la visita del Papa) era inimmaginabile. Sarà un evento senza precedenti, un fatto storico”. Questo penitenziario venne preso in considerazione anche quale possibile carcere dove rinchiudere al “Chapo” Guzman, il narco-boss del cartello Sinaloa. A “Cereso 3” vi sono attualmente 3.600 detenuti, di cui 700 saranno presenti all’incontro con il Papa, che rimarrà nel carcere per circa un’ora.

Questa mattina, congedatosi dalla Nunziatura Apostolica, Francesco ha lasciato Città del Messico ed è in volo alla volta di Ciudad Juárez. Al Suo arrivo all’aeroporto internazionale “Abraham González”, il Papa è accolto dal Vescovo della città, S.E. Mons. José Guadalupe Torres Campos, e da alcune Autorità locali. Raggiungerà subito in papamobile il CeReSo n. 3, accolto dal Direttore del Penitenziario e dai familiari di alcuni reclusi. Nella Cappella del Centro, saluterà il personale e i sacerdoti incaricati della pastorale carceraria. L’incontro con i carcerati inizierà con alcuni canti e l’indirizzo di saluto di S.E. Mons. Andrés Vargas Peña, Vescovo Ausiliare di México e incaricato della pastorale carceraria. Quindi, dopo la testimonianza di un detenuto e lo scambio di doni, il Papa pronuncia rivolgerà ai detenuti le sue parole.

Mentre la Chiesa celebra l’Anno Santo, “non potevo partire senza venire a salutarvi, senza celebrare il Giubileo della Misericordia con voi”. Francesco è tra i carcerati per “riaffermare una volta di più la fiducia alla quale Gesù ci incoraggia: la misericordia che abbraccia tutti e in tutti gli angoli della terra. Non c’è luogo dove la sua misericordia non possa giungere, non c’è spazio né persona che non essa non possa toccare.”

“Celebrare il Giubileo della misericordia con voi – prosegue il Papa – è ricordare il cammino urgente che dobbiamo intraprendere per rompere i giri viziosi della violenza e della delinquenza. Già abbiamo perso diversi decenni pensando e credendo che tutto si risolve isolando, separando, incarcerando, togliendosi i problemi di torno, credendo che questi mezzi risolvano veramente i problemi”. Il mondo ha dimenticato la vera preoccupazione della società: “la vita delle persone, quella delle loro famiglie e di coloro che pure hanno sofferto a causa di questo giro vizioso della violenza”.

Le carceri sono il sintomo di come vive la società; “in molti casi sono un sintomo di silenzi e omissioni provocate dalla cultura dello scarto; sono un sintomo di una cultura che ha smesso di scommettere sulla vita”, di una società che sta abbandonando i suoi figli. Il reinserimento “non comincia qui tra queste pareti, ma che comincia prima, fuori, nelle vie della città, creando un sistema che potremmo chiamare di salute sociale”, cioè una società “che faccia in modo di generare una cultura che sia efficace e che cerchi di prevenire quelle situazioni, quelle vie che finiscono per ferire e deteriorare il tessuto sociale”.

Si pensa che i penitenziari “si propongano di mettere le persone in condizione di continuare a commettere delitti, più che a promuovere processi di riabilitazione che permettano di far fronte ai problemi sociali, psicologici e familiari che hanno portato una persona ad un determinato atteggiamento”. Non basta incarcerare, la sicurezza si garantisce intervenendo sulle “cause strutturali e culturali dell’insicurezza che colpiscono l’intero tessuto sociale”.

Quando Gesù si preoccupava per gli affamati o i detenuti, “intendeva esprimere le viscere di misericordia del Padre. Nella capacità di una società di includere i suoi poveri, i suoi malati o i suoi detenuti risiede la possibilità per essi di poter sanare le loro ferite ed essere costruttori di una buona convivenza”.

“Celebrare il Giubileo della misericordia con voi – prosegue il Francesco – significa imparare a non rimanere prigionieri del passato. È imparare ad aprire la porta al futuro, al domani: è credere che le cose possano essere differenti. Celebrare il Giubileo della misericordia con voi è invitarvi ad alzare la testa e a lavorare per ottenere tale desiderato spazio di libertà”.

Non si può tornare indietro, “quel che è fatto è fatto; perciò ho voluto celebrare con voi il Giubileo, poiché questo non significa che non ci sia la possibilità di scrivere una nuova storia d’ora in avanti. Voi soffrite il dolore della caduta, sentite il pentimento per i vostri atti e so che in tanti casi, in mezzo a grandi limitazioni, cercate di ricostruire la vostra vita a partire dalla solitudine. Avete conosciuto la forza del dolore e del peccato; non dimenticatevi che avete a disposizione anche la forza della risurrezione, la forza della misericordia divina che fa nuove tutte le cose”.

“Parlate con i vostri cari, raccontate loro la vostra esperienza, aiutate a frenare il giro vizioso della violenza e dell’esclusione. Chi ha sofferto profondamente il dolore, ha sperimentato l’inferno. Lavorate come dei profeti perché questa società, che usa e getta, non continui a mietere vittime”.

Poi sarà la volta dell’incontro con il mondo del lavoro, che sis volgerà nel pomeriggio al Colegio de Bachilleres dello Stato di Chihuahua. Seguirà poi la messa nell’aria fieristica di Ciudad Juarez. Francesco sarà quindi impegnato con la cerimonia di congedo, che si terrà all’aeroporto di internazionale di Juarez. Poco dopo le 19:00 (ora locale) inizierà il volo che riporterà Bergoglio in Italia. L’atterraggio è previsto per le 15:00 di giovedì 18 febbraio a Ciampino.