IL PAPA A SANTIAGO: “LA CHIESA GETTI PONTI E ABBATTA I MURI”

L’anima del popolo cubano “è stata forgiata tra dolori, privazioni che non sono riusciti a spegnere la fede; quella fede che si è mantenuta viva grazie a tante nonne che hanno continuato a render possibile, nella quotidianità domestica, la presenza viva di Dio”. Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia pronunciata presso il Santuario nazionale della “Virgen de la Caridad del Cobre” a Santiago. “Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato – ha esordito – ci mette di fronte alla dinamica che il Signore genera ogni volta che ci visita: ci fa uscire da casa. Sono immagini che più volte siamo invitati a contemplare. La presenza di Dio nella nostra vita non ci lascia mai tranquilli, ci spinge sempre a muoverci. Quando Dio ci visita, sempre ci tira fuori di casa. Visitati per visitare, incontrati per incontrare, amati per amare”. Il Santo Padre ha proseguito spiegando che Maria, come narrato nel brano evangelico, “uscì in fretta, passo lento ma costante, passi che sanno dove andare; passi che non corrono per ‘arrivare’ troppo rapidamente o vanno troppo lenti come per non ‘arrivare’ mai”.

“In questo Santuario che conserva la memoria del santo Popolo fedele di Dio che cammina a Cuba – ha osservato – Maria è venerata come Madre della Carità. Da qui Lei custodisce le nostre radici, la nostra identità, perché non ci perdiamo sulle vie della disperazione”. Il vescovo di Roma ha sottolineato come “generazione dopo generazione” siamo invitati a “uscire di casa, a tenere gli occhi e il cuore aperti agli altri”. La nostra rivoluzione, ha continuato, “passa attraverso la tenerezza, attraverso la gioia che diventa sempre prossimità, che si fa sempre compassione e ci porta a coinvolgerci, per servire, nella vita degli altri”. “Come Maria – ha ribadito – vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità. Come Maria, Madre della Carità, vogliamo essere una Chiesa che esca di casa per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione”. Allo stesso tempo, ha sottolineato, “vogliamo essere una Chiesa che sappia accompagnare tutte le situazioni ‘imbarazzanti’ della nostra gente, impegnati nella vita, nella cultura, nella società, non nascondendoci ma camminando con i nostri fratelli”.