Idroclorochina, ritrattano 3 autori dello studio: le motivazioni

Gli autori dello studio non hanno potuto condurre un'alisi indipendente. In discussione i dati

Idroclorochina o idrossiclorichina. Due nomi per lo stesso farmaco, sconosciuto ai più, ma che nell’ultimo periodo è al centro di un grande dibattito internazionale. Se fino a qualche mese, tutti coloro che non hanno a che fare con il mondo della medicina, non avevano mai sentito pronunciare queste due parole, da alcuni mesi, a causa della pandemia da coronavirus, sanno che si tratta di un farmaco utilizzato in molti Paesi per combattere l’infezione.

Idroclorochina sì o no?

Con il passare del tempo, il mondo della scienza si è diviso sull’utilizzo di questo farmaco. Solo pochi giorni fa, l’Oms aveva sospeso l’utilizzo della idroclorochina. In una conferenza stampa, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva annunciato la sospensione “temporanea” in via precauzionale gli esperimenti clinici sull’uso dell’idroclorochina in corso con i suoi partner in diversi Paesi. Il motivo? Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet aveva rivelato come il suo uso nel trattamento del Covid-19 sarebbe stato inefficace e persino dannoso. nella giornata di ieri, Ghebreyesus, nel consueto briefing sul Covid-19, ha annunciato che l’agenzia dell’Onu ha ripreso i test.

Lo studio su Lancet. Tre autori ritrattano

Nel frattempo, tre dei quattro autori dello studio pubblicato dalla rivista scientifica Lancet che aveva sollevato i timori dull’impiego della idroclorochina nella cura del Covid-19 hanno ritirato la partecipazione allo studio perché, hanno detto, “non possiamo garantire la veridicità delle fonti“. Lo ha reso noto la Lancet. Il quarto autore, Sapan Desai, responsabile dell’azienda Surgisphere che ha fornito i dati, non ha invece ritrattato. Pubblicato lo scorso 22 maggio, lo studio concludeva che l’idrossoclorichina non solo non avesse effetti benefici, ma potesse essere dannosa.

Le critiche

In particolare le critiche mettono in discussione i dati su cui si basa lo studio (96.000 pazienti ricoverati fra dicembre e aprile in 671 ospedali) raccolti dalla società americana Surgisphere, diretta dal quarto autore dello studio, Sapan Desai. E proprio per una ulteriore verifica sulla base dei dati i tre autori avevano tentato di condurre uno studio indipendente, ma Surgisphere non ha consentito l’accesso a tali informazioni menzionando accordi di confidenzialità con i clienti (gli ospedali all’origine della raccolta dati), quando i tre esperti “non hanno potuto condurre un’analisi indipendente”.