G7 della Scienza, Piot: “La pandemia da Covid-19 non è finita. Impatto sottostimato”

Ha preso il via oggi, 31 maggio, a Berlino (in Germania) il vertice G7 della Scienza intitolato quest'anno "Science 7 dialogue"

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Ha preso il via oggi, 31 maggio, a Berlino (in Germania) il vertice G7 della Scienza. Al “Forum di dialogo Science G7” intitolato quest’anno “Science 7 dialogue” è intervenuto Peter Piot, direttore della Scuola di igiene e medicina tropicale di Londra (Lshtm).

Piot (G7 Scienze): “La pandemia non è finita”

Secondo Piot, “la pandemia non è finita ed è altamente improbabile che ci libereremo mai del virus. Probabilmente vedremo una nuova ondata in autunno-inverno e potrebbe diventare simile all’influenza con ondate annuali più o meno gravi a seconda di quanto durerà l’immunità acquisita con l’infezione o la vaccinazione”.

Secondo il ricercatore, riportato da Ansa, questo significherebbe che dobbiamo imparare a convivere con il virus. “Non possiamo sapere come evolverà il virus”, commenta Piot, “ma sappiamo per certo che lo farà. Così come non conosciamo ancora la durata delle difese immunitarie e l’efficacia dei vaccini sul lungo periodo”. Fattori che determineranno l’andamento della pandemia nel futuro.

Secondo il direttore della Lshtm, la variante Omicron va attentamente monitorata, poiché si discosta di più dal virus originario rispetto alle altre varianti precedenti e quindi, evolvendosi, potrebbe diventare una minaccia più seria.

Piot ha anche sottolineato quanto l’impatto della pandemia sia ancora molto sottostimato: ad esempio, mentre inizialmente i dati parlavano di 5-6 milioni di morti dovuti a Sars-CoV-2, adesso i numeri sono saliti a 15-20 milioni, e probabilmente si tratta ancora di una stima al ribasso a causa della grande scarsità di dati provenienti dall’Africa in particolare. Un altro aspetto di cui si sa ancora troppo poco è il cosiddetto ‘Long Covid’, quell’insieme di sintomi che persistono anche dopo la guarigione dalla malattia: “Non conosciamo ancora quali saranno le conseguenze – conclude il ricercatore – anche a livello economico“.