Ex Ilva: cosa dice l’accordo firmato con Mittal

Accordo firmato tra Mittal e commissari dell'ex Ilva di Taranto. A fine piano 10.700 dipendenti. La bocciatura dei sindacati

Ilva

E’ stato firmato l’accordo tra ArcelorMittal – il colosso industriale mondiale operante nel settore dell’acciaio – e i commissari dell’ex Ilva che prevede la modifica del contratto di affitto e acquisizione per rinnovare il polo siderurgico con base a Taranto e la cancellazione della causa civile avviata a Milano. A inizio novembre 2019 ArcelorMittal, dopo lungo tira e molla iniziato con il governo “Conte 1” – nel frattempo diventato Conte 2, con Di Maio passato agli Esteri e sostituito allo Sviluppo economico dal ministro Stefano Patuanelli – annunciava in una lettera la volontà di lasciare lo stabilimento e restituirlo allo Stato italiano: tra le ragioni della decisione pesano soprattutto il ritiro dello scudo penale che, secondo l’azienda, “renderebbe impossibile attuare il suo piano industriale”. Oggi, dopo mesi di trattative, è stato siglato l’accordo.

L’istanza di accordo

Il Contratto di Affitto Modificato tra Arcelor Mittal e i commissari dell’ex Ilva – si legge nell’istanza di accordo visionata dall’Ansa – prevede che AM InvestCo possa esercitare il recesso, con una comunicazione da inviare entro il 31 dicembre 2020, nel caso in cui non sia stato sottoscritto il Nuovo Contratto di Investimento entro il 30 novembre 2020. “A pena di inefficacia dell’esercizio del diritto di recesso”, AM InvestCo dovrà versare ad Ilva “una caparra penitenziale di 500 milioni di euro”, si aggiunge. Arcelor Mittal si impegna “ad impiegare” alla fine del nuovo piano industriale “2020-2025” “il numero complessivo di 10.700 dipendenti”. Nell’istanza si indica il “31 maggio 2020” come termine per trovare un accordo coi sindacati per utilizzare anche la Cigs fino al raggiungimento della “piena capacità produttiva”. Le parti si impegnano inoltre a favorire la ricollocazione dei dipendenti rimasti all’amministrazione straordinaria.

Il “No” dei sindacati

Intesa che chiude un lungo negoziato – iniziato lo scorso novembre – ma che viene bocciata dai segretari generali di Cgil Cisl Uil assieme ai leader di Fim Fiom Uilm Nazionali. “Alla luce dei contenuti appresi – si legge in un comunicato – riteniamo assolutamente non chiara la strategia del Governo in merito al risanamento ambientale, alle prospettive industriali e occupazionali del Gruppo”. “A questa incertezza si somma una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da Arcelor Mittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco”, si legge ancora nel testo in cui si sottolinea come il negoziato non abbia mai “alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali”.