ENERGIA SOLARE, L’ITALIA PRIMA AL MONDO

Il futuro dell’energia sembra essere dietro l’angolo, lo rivela il decimo rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente presentato a Roma e realizzato con il contributo del Gruppo Asja e in collaborazione con il Gse (Gestione Servizi Energetici). Analizzando la mappatura dei territori, si può notare come negli ultimi dieci anni il Bel Paese abbia vissuto un vero e proprio cambiamento nel settore energetico.

Oggi gli impianti sono presenti in tutti gli 8.047 Comuni italiani, con una progressione costante: nel 2009 erano 6.993, 3.190 nel 2007 e 356 nel 2005. Numeri importanti anche per quanto riguarda la copertura dei fabbisogni elettrici e termici locali che solo nel 2014 è arrivata a soddisfare il 38% del dispendio energetico nazionale.

Questo ha portato l’Italia a guadagnarsi il primo posto al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici sfatando così ogni convinzione errata sul futuro di queste fonti, che secondo molti, avrebbe avuto un ruolo marginale.

“Ora – spiega Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – occorre aprire una seconda fase di questa rivoluzione in modo da cogliere tutte le opportunità legate alla riduzione dei costi delle tecnologie, eliminando le barriere che si trovavano di fronte a questo tipo di progetti”.

Zanchini però, dopo aver messo in luce gli aspetti postivi dell’Italia, non ha esitato a mostrare gli anelli deboli del programma, spiegando che sebbene nel 2014 siano aumentate le installazioni per tutte le fonti, il rapporto evidenzia che “i ritmi di crescita sono purtroppo molto inferiori rispetto al passato. Per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864MW contro i 13.194 del biennio 2011-2012, nell’eolico 170MW nel 2014 contro una media di 770MW degli anni precedenti, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti”.

Il presidente di Legambiente ha spiegato i due motivi che hanno generato questo “rallentamento”. Il primo è di tipo burocratico, e riguarda l’assenza di procedure chiare per l’approvazione dei progetti. La seconda invece concerne la sfera economica di questo settore che a causa di interventi normativi ha subito tagli agli incentivi e un sovraccarico delle tasse che impediscono di vedere una prospettiva chiara per il futuro.

Su questo punto si è espresso Agostino Re Rebaudengo, presidente assoRinnovabili e Asja Ambiente Italia, il quale ha ribadito l’urgenza di “stabilire regole chiare, certe, stabili nel tempo e che, soprattutto, siano coerenti con un preciso disegno di politica energetica di lungo periodo”. Questo permetterà agli operatori nazionali ed esteri di investire nel nostro Paese. L’ultimo ostacolo riguarda i numerosi ritardi per l’emanazione di decreti e regolamenti attuativi che rendono le norme inapplicabili.

Dopo aver fotografato quanto sta accadendo oggi in Italia, Legambiente ha avanzato alcune proposte per avviare uno scenario di investimenti nell’interesse delle imprese, delle famiglie e dell’ambiente. In primo luogo fare del Green Act il motore di questa rivoluzione. Si tratta di un provvedimento che potrebbe essere pronto entro giugno e nel quale si propongono una serie di spunti per la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio edilizio attraverso lavori di sviluppo energetico.

A seguire, introdurre una carbon tax per muovere investimenti in efficienza energetica e nelle energie pulite da parte delle imprese. Definire nuove regole per la valutazione dei progetti da fonti rinnovabili e promuovere innovazioni nel mercato elettrico che permettano al settore italiano di competere con altri Paesi, attraverso l’aggregazione di impianti e contratti di lungo termine, ma anche avviando un “rinnovamento” degli impianti già esistenti. Sul piano economico, rivedere il sistema di incentivi per gli interventi di efficienza e le fonti rinnovabili, con l’obiettivo di ridurre la spesa energetica di famiglie e imprese. In ultimo, investire nella tecnologia per accompagnare la produzione da energia pulita.