Ecco come recuperare gli scarti agricoli provenienti dal mais

Dagli scarti agricoli all'industria tessile: ecco qual è l'obiettivo dello studio sul mais dell'università di Milano

Arriva dall’Università degli Studi di Milano – che ha pubblicato una ricerca sulla rivista “Acs Sustainable Chemistry & Engineering American Chemical Society” – uno studio per recuperare gli scarti agricoli provenienti dal mais pigmentato attraverso un sistema di bioraffineria con impieghi nell’industria tessile, farmaceutica e veterinaria.

Lo scopo

Il lavoro di ricerca è relativo allo sfruttare il tutolo (parte interna e spugnosa della pannocchia solitamente scartata) di mais colorato per ricavarne antocianine, “naturalmente ricche- informa una nota- di pigmenti per le colorazioni rosso, blu, viola e porpora, e impiegarle in ambito tessile, farmaceutico e veterinario per la produzione di coloranti naturali e integratori alimentari. La ricerca è coordinata da Roberto Pilu, docente di Miglioramento Genetico delle piante, e da Fabrizio Adani, docente di Biomass and Waste Recycling Promoting the Circular Economy, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali e del Gruppo Ricicla e descrive un sistema di recupero di scarti agricoli aderente ai principi della bioeconomia circolare definita nell'”Agenda Europea 2030 per lo sviluppo sostenibile“.

La materia di studio

La materia prima dello studio è il mais pigmentato che entra – viene spiegato- in un ciclo estrattivo per il recupero degli antociani, mediante l’uso di solventi green. La ricerca è stata sviluppata secondo un approccio di bioraffineria con lo scopo di estrarre gli antociani presenti in un ibrido selezionato di mais pigmentato, coltivato presso l’Azienda Agraria Didattico-Sperimentale dell’Università degli Studi di Milano “Angelo Menozzi” di Landriano (Pavia).