Don Pino Puglisi, la via luminosa del martire di Brancaccio

Ventisette anni fa veniva ucciso il parroco palermitano. Un sacerdote di frontiera che insegnò alla sua gente a essere libera

Fu come trovarsi occhi negli occhi con una persona santa. L’assassino di don Pino Puglisi non lo nasconderà mai, rivelando quasi immediatamente come nel sorriso che il parroco gli rivolse, pochi istanti prima di essere ucciso, contenesse una sorta di luce. “Non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore”, come dirà in seguito Papa Francesco. Quello stesso sorriso che il prete di frontiera aveva cercato di infondere nei piccoli e nei grandi di Brancaccio, nel cuore della sua Palermo, insegnando che la strada di Dio può attraversare i vicoli del quartiere più difficile. E anche i cuori di chi non ha conosciuto altro che sangue e paura.

Se ognuno fa qualcosa

Ventisette anni fa don Pino riceveva i colpi di pistola che interruppero la sua vita terrena, di fronte alle finestre chiuse di quel quartiere a cui aveva insegnato a salvarsi. E regalando persino a chi lo uccise una ragione per credere che la redenzione da una vita di violenza fosse la via più giusta da seguire. E lo stesso Brancaccio, sulla scia luminosa del beato, ha saputo reagire agli anni vissuti sotto il giogo della criminalità organizzata. Palermo lo ricorda ogni anno, ma è proprio il suo quartiere a percorrere ogni giorno le sue orme. Con il Centro Padre Nostro, da lui fondato e che cammina sul solco tracciato da don Pino. Quel “se ognuno fa qualcosa“, che ripeteva a chiunque incontrasse, insegnandolo nelle sue catechesi, ricordandolo nelle sue omelie. E trasmettendolo col suo operato fra le strade che si diramavano dalla sua parrocchia di San Gaetano.

Il sogno di don Pino Puglisi

Quella di don Pino fu davvero la chiesa umile. Quella di frontiera, al limite estremo delle periferie esistenziali, dove le catene sono più forti e le vie di salvezza appaiono più strette. L’insegnamento di don Puglisi fornì la chiave giusta per crescere insieme, per scorgere speranza anche negli anfratti più bui. Per ricordare che non è la paura a dover accompagnare la quotidianità della vita, ma la piena coscienza della propria libertà. E la strada della salvezza Brancaccio l’ha percorsa, cercando di dar pieno seguito al sogno del suo parroco: un quartiere a misura di uomo, di bambino, pensante e soprattutto libero. Un luogo dove crescere coltivando i propri sogni, consapevoli che al di là del cemento o del degrado c’è un mondo che attende di dar corpo a quelle speranze.