Crisi siriana: la conferenza dei donatori promette 6 miliardi di dollari

Dalla conferenza di Bruxelles – organizzata dall’Alto commissario per la politica estere e la sicurezza comune Federica Mogherini insieme a Gran Bretagna, Germania, Norvegia Kuwait e Qatar – arriva la promessa di un impegno per 6 miliardi di dollari (5,5 miliardi di euro) da devolvere alla Siria per far fronte alle esigenze del 2017. Una “cifra senza precedenti“, l’ha definita al momento dell’annuncio il commissario per gli aiuti umanitari Chrystos Stylianides.

Gli stanziamenti

Fonti dell’Onu specificano però che circa la metà sono il frutto di “riconferme” degli impegni. E sono comunque due miliardi di dollari in meno degli 8 necessari, indicati dal coordinatore per i soccorsi dell’Onu, Stephen O’Brien. A Londra nel febbraio dello scorso anno erano stati promessi 6 miliardi per il 2016 e 6,1 mld per il quadriennio 2017-2020. Dei fondi per lo scorso anno, secondo l’Unhcr, è stato effettivamente sborsato solo il 63%. A Bruxelles sono stati presi impegni ulteriori 3,73 mld fino al 2020.

La conferenza

L’annuncio del risultato della conferenza dei donatori, la quinta dall’inizio della guerra in Siria, è stato fatto alla fine delle due giornate di una Conferenza segnata dall’attacco chimico nella provincia di Idlib. L’Ue resta il primo donatore, con 1,3 miliardi di dollari, come sottolineato da Mogherini. Tra gli impegni dei singoli paesi spicca però quello della Germania, con il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel che si è pubblicamente impegnato per una cifra di poco inferiore: 1,16 miliardi di euro, pari a 1,2 mld di dollari. Alla conferenza hanno partecipato 70 tra Paesi ed organizzazioni internazionali. Ma la Turchia non ha mandato rappresentanti politici alla sessione ministeriale. L’Arabia Saudita ha inviato al tavolo l’ambasciatore presso la Ue, mentre la Russia all’ultimo momento ha mandato un viceministro. E gli Usa si sono fatti rappresentare dal sottosegretario Shannon che ha letto un messaggio del vicepresidente Pence per confermare l’impegno a fornire le risorse umanitarie “come sempre hanno fatto gli Usa”.