Crisi di governo, Draghi mercoledì al Senato e giovedì alla Camera

Domani alle 9:30 le comunicazioni del presidente del Consiglio a Palazzo Madama, poi il voto dalle 18:40. Giovedì discussione, replica e voto dalle 13:45

Il calendario del presidente del Consiglio Mario Draghi si articola in due giorni, domani mercoledì 20 luglio, quando sarà al Senato per le comunicazioni, su cui il voto potrebbe cominciare intorno alle 18:40, e giovedì 21 luglio, quando ci sarà la discussione alla Camera dei deputati, a cui seguirà la replica del premier e la votazione, a partire dalle 13:45, il cui esito dovrebbe essere noto intorno alle 15:30. Il capo dell’esecutivo ha incontrato il segretario del Partito democratico Enrico Letta e poi, al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Senato

Iniziano alle 9:30 le comunicazioni del premier Mario Draghi nell’aula di Palazzo Madama, in una giornata che dovrebbe terminare alle 19.30, per passare alla Camera il giorno successivo, si apprende al termine della conferenza dei capigruppo del Senato, scrive Ansa. Il timing della giornata prevede anche, sempre che le condizioni lo permettano, una pausa alle 10.30 per la consegna del discorso del presidente alla Camera. L’Aula del Senato riprenderebbe intorno alle 11 con la discussione generale di circa cinque ore e verso le 18.40 potrebbe iniziare la chiama.

Camera

Alla Camera le comunicazioni del presidente del Consiglio si terranno giovedì 21, ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio i cui lavori sono ancora in corso, a quanto apprende l’Ansa da un partecipante. Alle 9.30 ci sarà il dibattito, alle 11.30 è prevista la replica di Draghi, dopodiché ci saranno le dichiarazioni di voto, fino alle 13.45, quando avrà inizio la votazione, il cui risultato sarà noto intorno alle 15.30.

Gli incontri

A 24 ore dalle comunicazioni in Senato, il presidente del Consiglio è salito al Colle per fare il punto della situazione con il presidente Mattarella ma regna il riserbo sui contenuti della conversazione al Quirinale se si eccettua la conferma che la situazione rimane molto complessa. Poco prima della salita al Colle si è visto entrare a palazzo Chigi il segretario del Pd Letta, un passaggio che non è piaciuto affatto alla Lega che ha immediatamente protestato esprimendo “sconcerto” perché il presidente Draghi ha ricevuto il segretario del Pd e non i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica. Nel centrodestra, Matteo Salvini ha visto in mattinata i vertici della Lega per poi spostarsi a Villa Grande, la casa di Roma di Silvio Berlusconi, per un nuovo incontro con il presidente di Forza Italia. I rappresentanti del centrodestra di governo, Salvini, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi, sono arrivati a Palazzo Chigi per un confronto con il premier. L’incontro è stato organizzato con una telefonata tra Silvio Berlusconi e il presidente del Consiglio, il vertice di centrodestra è riaggiornato a stasera, a Villa Grande.

I numeri

A Montecitorio, se venissero meno i 104 voti dell’intero gruppo del Movimento Cinque stelle, la maggioranza disporrebbe comunque di 450 deputati (Fi 82, Ipf 53, Iv 30, Lega 131, Leu 9, Pd 97, Coraggio Italia 11, Azione 7, Cd 5, Maie 5, Minoranze linguistiche 4, NcI 5, Italia al Centro 11) sui complessivi 630. Le opposizioni contano 61 voti (di cui 37 di Fdi, unico ad avere un gruppo e non una semplice componente del Misto), mentre 15 deputati ex M5s del gruppo Misto non iscritti a nessuna componente talvolta appoggiano le iniziative dell’esecutivo e talvolta no. Analoga la situazione a Palazzo Madama dove il Governo, quand’anche i 61 senatori di M5s si tirassero indietro, potrebbe contare sul consenso di altri 204 voti (su 321), escludendo i 6 senatori a vita non sempre presenti: Fi 51, Ipf 11, Iv 15, Lega 61, Pd 39, Autonomie 6, 21 dei 39 del gruppo Misto (le componenti di Leu, Azione/+Europa, Italia al Centro, NcI, Noi di Centro).