La Cassazione conferma la condanna a 6 anni e 10 mesi, conferita in Appello, a Denis Verdini, ex senatore, per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. Secondo quanto formulato dall’accusa, Verdini avrebbe avuto un ruolo nel dissesto dell’istituto di credito conducendo operazioni ritenute “anomale” nell’ambito di una gestione “ambiziosa quanto imprudente”. Quattro mesi di pena sono stati però cancellati dai giudici della Suprema Corte, vista la prescrizione dei reati di truffa allo Stato sui contributi all’editoria. Il 69enne ex parlamentare prima di Forza Italia poi di Ala, rischia ora la misura del carcere, dopo che i giudici hanno ritenuto legittime le sentenze nei processi di primo e secondo grado (eccetto la presunta truffa, per i quali è stata appunto decisa la prescrizione).
Verdini, l’ultima sentenza
Il pg, nella requisitoria, aveva chiesto la riapertura del procedimento (per inciso di un nuovo processo). Questo al fine di accertare alcuni elementi relativi all’accusa di bancarotta, oltre che per la prescrizione dei reati connessi alla presunta truffa sui fondi all’editoria. I giudici, invece, hanno ritenuto valide le accuse avanzate nei confronti dell’ex senatore, che parlavano di Verdini come provocatore del dissesto dell’istituto di credito, specie attraverso numerosi finanziamenti nel settore edile.
L’indagine
L’indagine è stata condotta dal Ros dei carabinieri coordinata dal procuratore Giuseppe Quattrocchi e dai pm Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini. A darle il via, era partita proprio a seguito del riscontro, da parte dei commissari di Bankitalia, di gravissime criticità. Nel 2010, il Credito Cooperativo Fiorentino era stato commissariato, fino a essere dichiarato insolvente e quindi assorbito da Chianti Banca.