Covid: una ricerca mette in luce i meccanismi della malattia

La ricerca dell'Università di Ferrara evidenzia come attivazione piastrinica, infiammazione e risposta immunologica influiscano sul decorso della malattia

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E’ oramai più di un anno che il mondo intero lotta contro il coronavirus che ha causato milioni di morti in tutto il mondo. Come non mia in questo periodo abbiamo potuto toccare con mano l’impegno dei medici e capito quanto sia importante la ricerca. E’ grazie a loro se in questo momento abbiamo a nostra disposizione dei vaccini per poter contrastare e combattere questa malattia.

La scoperta dell’Università di Ferrara

Se all’inizio il virus ha colto tutti di sorpresa, con il passare del tempo, si è scoperto che non attaccava solo i polmoni, ma anche altri organi. Ora, grazie a quattro studi  dell’Università di Ferrara,  in collaborazione con l’Aou locale, si è potuto fare luce sui meccanismi di questa malattia.

Cosa emerge dalla ricerca

Attivazione piastrinica e coagulativa, infiammazione e risposta immunologica: sono tre meccanismi che hanno un ruolo fondamentale nel definire il decorso della sindrome Covid-19 causata dal coronavirus. I risultati sono il frutto del lavoro dei gruppi di ricerca dell’unità di Malattie dell’apparato respiratorio dedicata al Covid-19, della Terapia intensiva dedicata al Covid-19 e della Cardiologia dell’Ospedale ferrarese di Cona. Le ricercatrici e i ricercatori hanno confrontato due gruppi di pazienti ricoverati per insufficienza respiratoria: un gruppo ospedalizzato durante la prima ondata della pandemia e un altro con insufficienza respiratoria non legata a Covid-19. Le analisi identificano tre meccanismi chiave nel decorso Covid-19.

Le dichiarazioni

Il primo riguarda le molecole che partecipano ai processi di coagulazione del sangue. “Avendo raccolto informazioni in tempi diversi, abbiamo capito che il meccanismo dell’aggregazione piastrinica gioca un ruolo importante soprattutto nella prima fase di aggravamento della malattia. Ciò suggerisce che un intervento farmacologico precoce e mirato potrebbe essere più efficace rispetto a un intervento tardivo”, spiega Gianluca Campo, ordinario di cardiologia. Convalidate anche le evidenze sull’attivazione delle molecole dell’infiammazione nei meccanismi biologici alla base della patologia. “Molti dei fattori pro-infiammatori coinvolti nella malattia – afferma Savino Spadaro, professore in anestesia e rianimazione – possono essere bloccati da farmaci antinfiammatori, come il cortisone. Di nuovo, quindi, l’indicazione clinica potrebbe essere di intervenire precocemente”. Il terzo aspetto valutato riguarda i meccanismi immunologici di difesa contro le infezioni virali. In particolare, il ruolo dell’interferone. Lo studio, spiega Marco Contoli, Professore associato in malattie dell’apparato respiratorio, “dimostra che una maggiore produzione di interferone è associata al miglioramento della malattia e sopravvivenza durante il periodo di osservazione“.