Covid: cosa rivela uno studio su Nature

Lo studio realizzato dai ricercatori dell'Imperial College di Londra presume che l'emergere di "epidemie intermittenti sarò la nuova normalità"

L’emergere di nuove varianti di Sars-Cov-2 capaci di reinfettare individui guariti e di eludere la protezione del vaccino, porterà probabilmente nei prossimi anni a “epidemie intermittenti” che “potrebbero diventare la nuova normalità“. E’ quanto evidenzia uno studio pubblicato su Nature Communications sulla diffusione di Omicron in Inghilterra.

Lo studio

Le stime dell’ondata di contagi causati da omicron si sono spesso basate su test di routine, che sottostimano i numeri reali. Utilizzando i dati dello studio REal-time Assessment of Community Transmission-1 (REACT-1), i ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno stimato la dinamica dell’onda omicron inglese (da settembre 2021 a marzo 2022) testando, con tampone e sequenziamento genomico, sezioni della popolazione selezionate casualmente. All’interno dei campioni hanno stimato una prevalenza di omicron dello 0,11% entro il 7 dicembre 2021, tre settimane dopo il primo caso confermato di Omicron in Inghilterra. La percentuale è aumentata rapidamente, raggiungendo il 50% il 14 dicembre 2021 e il 90% il 23 dicembre 2021. Il 14 febbraio 2022 la proporzione di casi omicron era arrivata al 99,8%. L’indice di trasmissibilità (Rt) era pari a 2 a metà dicembre, successivamente è diminuito poiché le interazioni sociali sono state ridotte; all’inizio di gennaio 2022 era inferiore a 1, per poi aumentare di nuovo a fine gennaio quando l’infezione, in seguito al diffondersi della sub variante Ba.2, omicron ha raggiunto una prevalenza record del 7% nella popolazione, nonostante i livelli elevati di infezioni recenti e di vaccinati. “Data l’emergere regolare di varianti durante i primi due anni – concludono i ricercatori – non ci sono ragioni per credere che questa tendenza non continuerà, come vediamo per l’influenza. La sorveglianza continua, le vaccinazioni di richiamo e gli aggiornamenti dei vaccini saranno cruciali per ridurre al minimo gli effetti dannosi di questo nuovo paradigma di salute pubblica“.