Covid-19, Von Der Leyen: “La crisi non si risolve ergendo muri”

La denuncia della Presidente della Commissione Europea, mentre il Presidente tedesco lancia un appello alla solidarietà tra paesi Ue

Ursula Von der Leyen

La più grande crisi dal secondo dopo guerra. Un’emergenza che ha investito con veemenza l’Europa. Verso la metà di febbraio, quando l’Italia iniziava a fare i conti con il Coronavirus, molti partner europei si sono voltati dall’altra parte. Alcuni hanno addirittura per qualche giorno bloccato i rifornimenti di materiale sanitario. Questa mancanza di solidarietà è stata denunciata dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen: “Troppi hanno risposto ‘solo per me stesso'”.

La denuncia della Presidente

“Una crisi che non conosce confini non può essere risolta ergendo muri tra noi”, afferma la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in un discorso al Parlamento europeo sulla crisi del Coronavirus. “Questa è stata la prima reazione di molti Stati europei. Non ha alcun senso e è in profonda contraddizione con il nostro spirito europeo”, ha detto von der Leyen. “Non ha senso che alcuni Paesi abbiano deciso in modo unilaterale di bloccare le esportazioni verso altri paesi nel mercato interno”, ha aggiunto Von Der Leyen. “E’ per questo che la Commissione è intervenuta quando alcuni paesi hanno bloccato le esportazioni di dispositivi di protezione verso l’Italia – continua la Presidente – non vi è alcuno Stato membro in grado di far fronte da solo alle proprie necessità di forniture e attrezzature mediche essenziali. Nemmeno uno”. “La libera circolazione di beni e servizi è la nostra risorsa più preziosa, anzi la nostra sola risorsa, per garantire che le forniture siano inviate a chi ne ha più bisogno”, ha sottolineato Von Der Leyen.

Le parole della Von Der Leyen

“Le ultime settimane ci raccontano una storia a tratti dolorosa”, ha detto Von Der Leyen: “Quando l’Europa aveva davvero bisogno che ci fossimo gli uni per gli altri, troppi inizialmente si sono preoccupati solo di se stessi. Quando l’Europa aveva davvero bisogno che lo spirito fosse ‘tutti per uno’, troppi hanno risposto ‘solo per me stesso’. E quando l’Europa aveva davvero bisogno di dimostrare che questa Unione non esiste solo quando va tutto bene, troppi si sono rifiutati inizialmente di condividere quello che avevano. Ma non ci è voluto molto perché alcuni subissero le conseguenze del mancato coordinamento delle loro stesse azioni”, ha spiegato la presidente della Commissione. “Nelle ultime settimane abbiamo adottato misure eccezionali e straordinarie per permettere il coordinamento degli interventi necessari. Da allora le cose hanno iniziato a migliorare e gli Stati membri ad aiutarsi l’un l’altro e così facendo ad aiutare se stessi”. Secondo Von Der Leyen, ora “l’Europa sta passando alla velocità superiore”. Sulla stessa scia, si propongono le parole del Presidente tedesco Steinmeier.

L’appello di Steinmeier

Il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, chiede “più solidarietà concreta nello spirito europeo” a fronte della pandemia del coronavirus. In un videomessaggio diffuso via social media, il capo dello Stato afferma che “il nostro sguardo deve andare oltre le frontiere”. Ed è “un bene”, aggiunge Steinmeier, che gli ospedali in Germania “accolgano pazienti gravi italiani e francesi”. “Il virus non conosce cittadinanza, e la sofferenza non si ferma di fronte alle frontiere. Non dovremmo farlo neanche noi”, dice ancora il presidente. Tuttavia, tenere le distanze nei confronti del prossimo, “è il comandamento di questa ora”, che però “non dura sessanta minuti, ma probabilmente varie settimane”. Fortunatamente, “la stragrande maggioranza lo ha compreso e agisce di conseguenza”. La solidarietà, di “importanza esistenziale”, aggiunge Steinmeier, che ha lodato i cittadini che fanno la spesa per i loro vicini più anziani o per i senza tetto: “Sono loro gli eroi e le eroine di questa crisi”.

Mentre sul fronte economico intervengono il sottosegretario all’Economia Guerra, che chiede il ricorso ad un mercato comune per i Paesi europei, e gli analisti della Morgan Stanley secondo cui gli interventi dell’Italia valgono il 3% del Pil.

Le parole di Guerra

“In una situazione assolutamente eccezionale in cui uno Stato può trovarsi in difficoltà di finanza pubblica perché deve sostenere con forza l’economia e la difficoltà di bilancio non è imputabile a un cattivo comportamento ma a un fatto esogeno che colpisce tutti i Paesi contemporaneamente, è necessaria una risposta comune anche in termini di risorse finanziarie. Da un lato abbiamo già un’importantissima risposta che è quella della Bce, che si è impegnata a mettere liquidità nel sistema senza limiti. Dall’altro gli Stati europei dovrebbero ricorrere al mercato insieme, questo significa avere condizioni di bassi tassi d’interesse su prestiti a lungo termine che permettano agli Stati di finanziare le eccezionali misure che devono prendere perché questa emergenza sanitaria non si riduca anche in un disastro economico”, così è intervenuto il sottosegretario all’Economia, Maria Cecila Guerra. “Oggi – ha proseguito – abbiamo un dato inedito, la lettera promossa dal nostro presidente del Consiglio e sottoscritta da altri otto Stati: è un fatto rilevantissimo. Vediamo la Francia al fianco dell’Italia in una posizione diversa rispetto alla Germania e vediamo nove Paesi, che rappresentano più del 50% della popolazione europea e più del 50% del Pil europeo prendere una posizione molto forte. Questa pandemia è un fatto esterno, che colpisce tutti gli Stati e se qualcuno pensa di stare meglio perché in questo momento il contagio è concentrato più in altri Paesi, non ha capito ancora che le nostre economie sono strettamente legate e che se un altro Paese ha delle difficoltà così grosse come una caduta significativa di Pil senza poter ricorrere a strumenti sensati per sostenere con forza la sua economia, anche le altre economie ne risentirebbero pesantemente”.

L’analisi della Morgan Stanley

“L’Italia – scrivono – è stato il primo Paese europeo a introdurre rigide misure di distanziamento sociale, con l’economia che si dirige verso una forte contrazione. Ci aspettavamo un’ulteriore spinta fiscale, e il primo ministro Conte ha in effetti confermato che l’Italia sta lavorando a nuove misure che andranno a presupporre l’impiego di almeno altri 25 miliardi di euro. Questo suggerisce che l’Italia metterà a punto un piano che varrà circa il 3% del Pil, in linea di massima si tratterà di un pacchetto di stimoli simile a quello della Germania. Di conseguenza, prevediamo una spinta fiscale pari al 2,3% del Pil nell’area euro – mentre potremmo aspettarci che altri Paesi scelgano di seguire l’esempio dell’Italia e della Germania, in una fase in cui i governi stanno intensificando i loro sforzi per attenuare l’impatto economico della lotta contro il Covid-19″.
Incertezza invece c’è sull’adozione dei coronabond. “Abbiamo visto l’Eurogruppo giungere ad un accordo sull’utilizzo del Mes, un accordo che, a nostro avviso, i leader dell’Ue sosterranno. Mentre – evidenziano gli economisti di Morgan Stanley – resta da vedere se si opterà o meno per l’impiego di questo strumento, c’è da dire che questo potrebbe ancora fornire un’assicurazione ulteriore – e il suo utilizzo aprirebbe la porta ad operazioni Omt, qualora ciò si rendesse necessario – sebbene le pressioni per un’azione extra della Bce nel breve termine siano basse, data la flessibilità garantita dai 750 miliardi di euro. Il punto interrogativo più grande in questa fase – dopo la lettera di nove dei leader che chiedono i coronabond – è se il Consiglio europeo concorderà su un’emissione congiunta. Ci aspettiamo alcuni sviluppi su questo fronte nel corso della giornata di oggi”.