Covid-19, l’Oms choc: “In Europa, metà dei morti nelle case di cura”

La strage degli anziani certificata anche dall'Oms ma non solo in Italia: anche Spagna e Gran Bretagna vivono una tragedia simile

“Una tragedia inimmaginabile”. Non usa mezzi termini l’Organizzazione mondiale della Sanità, che attraverso le parole in conferenza del direttore della sezione europea, Hans Kluge, traccia un tratto drammatico dell’emergenza coronavirus nel Vecchio Continente. Kluge allega un dato agghiacciante, che inquadra le case di riposo dei Paesi europei come il luogo in cui si sarebbero concentrate il maggior numero di morti: “Secondo le stime che arrivano dai Paesi europei, la metà delle persone che sono morte di Covid-19 erano residenti in case di cura”. Secondo l’Oms, “il quadro in queste strutture è profondamente preoccupante. C’è un urgente ed immediato bisogno di ripensare il modo in cui operano le case di cura oggi e nei mesi a venire. Le persone che lavorano in quelle strutture – spesso sovraccaricate di lavoro, sottopagate e prive di protezione adeguata – sono tra gli eroi di questa pandemia”.

La questione anziani

Un quadro estremamente preoccupante, anche in virtù di quanto emerso nelle ultime settimane e che, per forza di inerzia, ha finito per attirare l’attenzione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che ora individua nelle case di cura il contesto più drammaticamente connesso alla pandemia. A supporto di questa tesi, i dati emersi dai tamponi: all’ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, circa il 20% dei testati fino a oggi proviene dalle case di riposo, con dati crescenti giornalmente. Per quanto riguarda i decessi, da inizio febbraio a metà aprile sono stati 6.773 i decessi fra i residenti delle case di cura, circa il 40% per Covid-19. Ma la strage delle case di cura coinvolge anche altri Paesi flagellati dall’emergenza coronavirus, quali la Spagna, dove da più parti viene lamentata scarsa cura nei confronti degli anziani, e la Gran Bretagna, che vive più o meno la stessa situazione. Un quadro indicativo sulla società del 2020 che, in una fase di emergenza, dimentica coloro che ne custodiscono la memoria.