Covid-19, Fontana: “Medici e infermieri sono allo stremo, preoccupato che possano cedere”

Italia, incubo coronavirus. In un giorno 475 vittime, e supera la Cina per numero di decessi. Brescia in ginocchio. Fontana preoccupato

Il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana

Quattrocentosettantacinque morti in una giornata sono cifre da bollettino di guerra. Ieri l’Italia ha registrato un numero senza precedenti, che ha portato il nostro Paese a superare drammaticamente le vittime cinesi, con un totale di 3.241. È il volto tragico della pandemia di Covid-19, che sta mettendo in ginocchio il nostro Paese come mai finora. Dei nuovi positivi al virus, 2.648 soltanto ieri, 1.493 si registrano in Lombardia. Nella regione fra le più industrializzate d’Italia, il contagio del coronavirus non si ferma, si galoppa da uomo a uomo. La città di Milano ha registrato un numero record: mille positivi, così come la tutta provincia: “I numeri di oggi sui contagiati ci fanno pensare positivo con l’adozione di corretti comportamenti” ha detto ieri in conferenza stampa il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Ma è pur vero che in molti, in troppi, agiscono in modo arbitrario.

Un paziente affetto da Covid-19 trasportato in ambulanza al Policlinico Gemelli di Roma – Foto © Reuters

Fontana preoccupato

Si dice seriamente preoccupato il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana: “I [nostri] medici e infermieri sono allo stremo, sono preoccupato per loro”. In Lombardia, fiore all’occhiello della sanità nazionale, la situazione continua ad aggravarsi. Mancano innanzitutto le dotazioni richieste al personale sanitario, come le mascherine: “Non ne sono arrivate molte, ne consumiamo 300mila al giorno” ha sottolineato Fontana. E se la Regione sta facendo il possibile per non alzare bandiera bianca, il governatore non risparmia un piglio al Governo: “Fa fatica a rendersi conto della situazione – dice, ma poi ribadisce – con il Governo abbiamo sempre collaborato [nonostante le] visioni diverse”. L’immagine restituita dal Pirellone è quella di una Regione che fa quel che può. E se è Fontana stesso ad ammettere che le misure contenute nel “dl Cura Italia sono pannicelli caldi, 25 miliardi sono niente“, mette in campo gli ulteriori sforzi compiuti in sinergia con la Croce Rossa Cinese “per avere medici specializzati”. Definisce poi “piccolo miracolo” i nuovi letti di rianimazione, anche se l’urgenza rimane.

Un momento di sepoltura di una salma nel cimitero di Bergamo, 16 marzo 2020 – Foto © Flavio Lo Scalzo per Reuters

Gli irriducibili

La rivelazione shock la fa la Regione Lombardia. Attraverso i rilevamenti gps è stato, infatti, mostrato che gli spostamenti si sono ridotti solo del 60%: “I nostri ospedali sono arrivati allo stremo, i letti di rianimazione stanno finendo, la situazione non sta migliorando” ha tuonato dalla Regione Lombardia il governatore Attilio Fontana, che per la prima volta ha fatto muso duro verso quei cittadini che sottovalutano l’emergenza regionale. Ieri sera in una Milano spettrale, il Pirellone era illuminato con la scritta “State a casa”. Gli ha fatto eco il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che ha affermato: “Credo che bisognerà prendere in considerazione il divieto di attività all’aperto”. E così, in un’Italietta che “lotta” a spostare il confine fra boccata d’aria e attività all’aperto, c’è un’Italia che combatte nelle sedi istituzionali, negli ospedali, restando a casa, anche se si vorrebbe fare altro.

Bergamo: “Un momento tragico”

Oggi alla Fiera di Bergamo dovrebbe essere aperto l’ospedale da campo realizzato con il sostegno degli Apini in sinergia con la Protezione Civile. Ma il problema è che mancano i medici. Come sottolinea L’Eco di Bergamo, il personale sanitario giunto dalla Cina non basta, perché impegnato su un altro fronte ospedaliero: “olo l’individuazione di nuovo personale permetterebbe l’avvio della struttura che sarà in grado di aiutare e sostenere il lavoro delle strutture sanitarie bergamasche in emergenza e carenza di posti letto” scrive il quotidiano locale. Il sindaco della città, Giorgio Gori, scrive “È un momento tragico”. Con lo stesso inchiostro, il primo cittadino scrive una lettera agli omologhi di Modena, Acqui Terme, Domodossola, Parma, Piacenza che hanno dato “ospitalità” alle salme della città, troppe per essere cremate in un solo centro. Le immagini indimenticabili di questa guerra corrono su internet: bare stipate nelle chiese e nelle tende, in un estremo atto di dignità verso chi, purtroppo, non può nemmeno salutare i suoi cari per il pericolo del contagio. Ma nessuno riuscirà a cancellare quell’immagine tragica, che suscita impotenza, del corteo degli autoblindo dell’Esercito con le salme in una Bergamo piombata, nel giro di trenta giorni, in un silenzio surreale.

Il ricovero di un paziente affetto da Covid-19 negli Ospedali Civili di Brescia – Foto © Marco Ortogni per Neg

Brescia: “Il nostro 11 settembre”

In questa quarta settimana di crisi, la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale, continuano a crescere i casi di persone positive al Covid-19 nella provincia di Brescia. “È il nostro 11 settembre” dice il sindaco della città Emilio Del Bono. Soffre la città che Giosuè Carducci definì “La Leonessa d’Italia”. Stando agli ultimi dati, riportati sul Giornale di Brescia, l’intera provincia ha superato per contagi Bergamo, come ha rilevato lo stesso assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. Il virus si spande ovunque, dagli ospedali alle case di riposo, finanche i centri per disabili. Prendendo in esame i dati forniti da Ats Brescia e Ats Montagna – e aggiornati alle 16 di ieri – i bresciani risultati positivi al Covid-19 sono 3.525, con un numero di decessi giornaliero di circa 78 persone. Stando sempre ai dati riportati, i centri più colpiti dal virus sono Brescia (607 casi), Orzinuovi (148 casi) e  Montichiari (100). Bergamo resta, comunque, la provincia più colpita. Un gruppo di ragazzi italiani, che aveva seguito un corso per assistenti di volo Ryanair a Bergamo, è stato bloccato a Dublino dopo che 15 su 17 sono risultati positivi al coronavirus. Ora si trovano in isolamento in una struttura messa a disposizione dalle autorità irlandesi, in una quarantena che durerà fino al 26 marzo. I giovani hanno confermato di essere partiti il 2 marzo da Bergamo, diretti a Bari, e da lì si erano imbarcati il sabato successivo.

La mappa del contagio nella provincia di Brescia. In blu i comuni più colpiti – Grafica © Ats Brescia – Elaborazione del Giornale di Brescia

L’appello di Lamorgese

Si appella all’impegno di tutti la Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese che, dalle colonne di Repubblica, chiede che “ciascuno diventi controllore di se stesso […] Questo significa che ognuno di noi deve saper utilizzare consapevolmente quegli spazi di movimento che ora sono consentiti, evitando però stili di vita superficiali e disinvolti che mettono a rischio anche la salute dei propri cari e quelli dell’intera cittadinanza. Dalle nostre scelte individuali dipende il bene di tutti”. In tanti trovano le scuse. Dall’attività motoria nei parchi, alla schedina dal Tabacchi. I governatori chiedono che si dia una stretta ulteriore. Ma c’è anche la questione dei supermercati.  Andare a fare la spesa nel weekend rischia di trasformarsi in un appuntamento per troppa gente e c’ è anche la necessità di garantire il dovuto riposo ai lavoratori del settore, che sono particolarmente esposti. C’è da aspettare e vedere gli sviluppi. Ma tutti ormai si uniscono all’appello: “Restate a casa”. Il Governo sta studiando piani ulteriori, ma mai come ora l’Italia la fanno gli Italiani.