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Cospito trasferito nel carcere milanese di Opera

Alfredo Cospito è arrivato nel carcere milanese di Opera. Per via delle sue condizioni fisiche, dovute allo sciopero della fame che sta portando avanti, l’anarchico trasferito dal carcere di Sassari sarà portato nel servizio di assistenza integrata, cioè nell’ex centro clinico.

Chi è

Nato a Pescara nel 1967, ma residente nel quartiere San Salvario di Torino, Alfredo Cospito è ritenuto uno degli elementi di spicco del mondo anarchico torinese. Il suo nome compare nelle inchieste sul mondo dell’insurrezionalismo già nel 1996. Redattore del foglio anarchico rivoluzionario Kn03 (la formula chimica del nitrato di potassio, uno degli elementi per creare un fumogeno), che non circola più dal 2008, con la compagna Anna Beniamino – detenuta nel carcere romano di Rebibbia – ha creato un gruppo che proprio da quella pubblicazione prendeva il nome. Dagli investigatori è considerato uno dei leader della Fai, la Federazione anarchica informale, movimento composto da vari gruppi dediti all’intimidazione armata rivoluzionaria e ritenuto dagli inquirenti un’associazione per delinquere con finalità di terrorismo.

Le condanne

Cospito è in carcere già da dieci anni per la gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Un attentato rivendicato dal Nucleo Olga della Fai con una lettera inviata al Corriere della Sera. Cospito venne arrestato quasi subito con il suo complice ed amico, Nicola Gai, che è tornato libero nel 2020 dopo uno sconto della pena in appello. Mentre era in carcere, Cospito è stato accusato anche dell’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Due ordigni erano stati piazzati all’interno di due cassonetti all’ingresso dello stabile senza però causare né morti né feriti. Per quell’atto è stato condannato dalla corte d’appello a 20 anni di reclusione con l’accusa di strage. Sedici anni e sei mesi per la compagna Beniamino. La Cassazione, invece, ha ritenuto si trattasse di strage contro la sicurezza dello Stato, un reato che prevede la pena dell’ergastolo ostativo, che non permette di godere cioè di alcun beneficio. Lo scorso dicembre la corte d’Assise d’appello di Torino ha sollevato una questione di legittimità costituzionale e ha disposto la trasmissione degli atti alla Consulta.

Lo sciopero della fame

Cospito è il primo anarchico a finire al 41-bis, misura disposta lo scorso maggio per quattro anni. Da tre mesi è in sciopero della fame e le sue condizioni di salute continuano a peggiorare di giorno in giorno. Lo scorso dicembre il Tribunale di sorveglianza ha respinto il reclamo avanzato dai suoi difensori contro il regime di carcere duro. Una decisione contro la quale i legali hanno fatto appello in Cassazione che inizialmente aveva fissato l’udienza ad aprile, poi anticipata al 7 marzo. Un’istanza poi è stata presentata dalla Difesa al ministro Nordio.

L’avvocato: “Continuerà lo sciopero”

“Non accetterà somministrazioni di cibo e continuerà sicuramente lo sciopero della fame”. E’ quanto ribadisce l’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, dopo il trasferimento dell’anarchico in sciopero della fame da oltre cento giorni, dal carcere di Sassari a quello di Opera e in particolare al Servizio di assistenza intensificata del carcere. “L’unica novità di questo trasferimento è che nella struttura di Opera hanno specialisti in grado di intervenire tempestivamente in caso di emergenza“, aggiunge Rossi Albertini.

La visita medica

Alfredo Cospito, trasferito oggi dal carcere di Sassari a quello Milanese di Opera, è già stato visitato dal medico di guardia nel padiglione dove si trova il Servizio di assistenza integrata, ossia l’ex centro clinico. Da quanto si è saputo, l’anarchico del Fai sarebbe “tranquillo” in cella, in regime di 41 bis, e le sue condizioni, nonostante abbia superato i 100 giorni di sciopero della fame, al momento sarebbero ritenute compatibili con la sua situazione carceraria. Il suo trasferimento dall’istituto di massima sicurezza sardo a quello alle porte di Milano si è reso necessario per motivi medici. Motivi che potrebbero anche portare la sua difesa a presentare qualche istanza alla magistratura di sorveglianza del capoluogo lombardo.

Fonte Ansa

redazione

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