Coronavirus, Zaia critica le piazze piene: “Rischiamo di rimetterci tutti”

Il governatore del Veneto stigmatizza gli assembramenti: "Rischiamo di passare in zona rossa". E da Monza arriva l'allarme: "Siamo la nuova Codogno"

disperazione

“Sono imbarazzanti le foto viste in questo ultimo fine settimana delle piazze strapiene di gente, delle scampagnate. Sembra che si viva come se non ci fosse un domani. Qui, per colpa di pochi, tutti rischiamo di rimetterci”. E’ l’allarme suonato dal presidente del Veneto, Luca Zaia, che a RaiNews24 stigmatizza le scene mostrate durante il weekend, che immortalavano tante persone girare in modo massiccio rischiando, secondo il governatore, di peggiorare la situazione. “Se noi dovessimo guardare al sistema ospedaliero siamo in zona gialla senza problemi, ma guardando ad altre situazioni non sono mica così sicuro”.

Zaia: “Dobbiamo lavorare sul rispetto delle norme”

Anzi, in una giornata in cui il Veneto e altre cinque regioni sono in lizza per “cambiare colore” e passare in zona critica, Zaia fa riferimento proprio a queste situazioni come il viatico della possibile nuova crisi. “Ci sono due temi da guardare con attenzione per non cambiare di fascia: quello degli ospedali e quello del distanziamento sociale. Il tema sanitario lo gestiamo in questa fase, ciò su cui dobbiamo lavorare è il rispetto del distanziamento sociale”. La curva epidemiologica, secondo i dati odierni del Ministero della Salute, sembra aver subito una parziale discesa (25.271 nuovi contagi su 147.725 tamponi) ma le condizioni del sistema sanitario nazionale, secondo l’Ordine dei medici, sono sull’orlo del collasso.

Allarme in Brianza

Altri territori, come la Liguria, non riscontrano criticità particolari nei numeri sull’andamento del coronavirus. Altri ancora, come l’Alto Adige, optano per il passaggio autonomo in zona rossa. Dalla provincia di Monza e Brianza viene suonato l’allarme sulla tenuta della sanità locale, col direttore generale dell’Asst che identifica la città di Monza come la nuova Codogno: “La capacità di mantenere attivo un ospedale dipende dall’equilibrio tra entrate ed uscite di pazienti. Questo equilibrio da circa una settimana è compromesso. Abbiamo bisogno della stessa attenzione che abbiamo dato noi in fase uno agli altri”.