Corea del Nord, Kim punta il dito contro gli Usa: il motivo

Il leader nordcoreano ha anche chiesto che vengano potenziati gli armamenti del Paese, sottolineando che non verranno presi di mira né la Corea del Sud né gli Usa

Ancora una volta, il leader nordcoreano, Kim Jong Un, torna a puntare il dito contro gli Stati Uniti. Infatti, come riferito dall’agenzia di stampa ufficiale coreana, Kim avrebbe affermato che “gli Stati Uniti sono la causa principale dell’instabilità e nonostante le smentite e gli appelli di Washington al dialogo, non ci sono le basi per credere che non siano ostili”. 

Il discorso di Kim

Il leader nordcoreano, in un discorso tenuto al margine di una mostra sullo sviluppo della difesa per celebrare i 76 anni della fondazione del Partito dei Lavoratori, ha chiesto poi di rafforzare le capacità militari del Paese per contrastare quelle che ha definito “forze ostili” contro Pyongyang, precisando però che la mossa non è finalizzata a una guerra contro la Corea del Sud o gli Stati Uniti.

“Le minacce militari che il nostro Paese sta affrontando sono diverse da quelle che abbiamo visto 10, cinque o tre anni fa”, ha detto Kim nel resoconto della Kcna, aggiungendo che le tensioni nella penisola coreana non saranno risolte facilmente “a causa degli Stati Uniti”. Ha accusato Seul di essere “ipocrita” e di avere “doppi standard” per continuare a potenziare le capacità militari, mentre parla apparentemente di “pace, cooperazione e prosperità”: esprimendo “forte rammarico”, Kim ha affermato che il Nord risponderà con “azioni forti” se la Corea del Sud continuerà a “violare i nostri diritti all’autodifesa”.

Nessuna rappresaglia contro la Corea del Sud

Tuttavia, Kim ha anche affermato che il potenziamento delle sue forze armate non sta prendendo di mira la Corea del Sud, precisando che la “storia orribile” di un conflitto tra le stesse persone non dovrebbe essere ripetuta “su questa terra”. “Il nostro nemico è la guerra stessa, non un certo Paese o forze come la Corea del Sud e gli Stati Uniti, ma i nostri sforzi esterni per la pace non significano in alcun modo rinunciare ai nostri diritti all’autodifesa”, ha concluso il supremo comandante.