Sgominato “consorzio familiare” nei furti in casa, le donne al vertice del clan

Complessivamente 16 gli indagati, residenti nella zona tra Assisi e Cannara, 12 dei quali risultati beneficiari di reddito di cittadinanza

Roma

E’ ritenuto dagli investigatori un “vero e proprio consorzio familiare“, composto da italiani, dedito ai furti nelle case quello sgominato dal personale del commissariato di Assisi (in provincia di Perugia) che ha dato esecuzione a misure cautelari a carico di otto soggetti.

Complessivamente 16 gli indagati, residenti nella zona tra Assisi e Cannara, 12 dei quali risultati beneficiari di reddito di cittadinanza.

I destinatari delle misure cautelari sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione tra le zone di Assisi, Arezzo e Siena.

Per due è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per cinque gli arresti domiciliari e per uno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il consorzio familiare

Del gruppo facevano comunque parte – sempre in base alle indagini – sia uomini sia donne, legati da vincoli di parentela o affinità. Gli appartenenti al clan familiare sono definiti dalla polizia “di notevole profilo criminale”, “efferati e senza scrupoli”, “veri e propri professionisti del crimine”.

Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Perugia, supportate anche da attività di tipo tecnico, hanno consentito di ricostruire la struttura del presunto sodalizio criminale, definito ben strutturato ed organizzato.

Gli indagati sono risultati tutti già inquisiti in passato per reati contro il patrimonio. Riconosciuto dall’autorità giudiziaria come una vera e propria associazione a delinquere – riferisce la polizia -, aveva una struttura organizzativa “ben delineata” nei compiti, con basi logistiche definite e “capace, visto il profilo criminale riconosciuto, di avvicendarsi nei ruoli e fronteggiare situazioni di crisi avvalendosi dell’apporto di tutti i partecipi”.

Un vero e proprio “consorzio familiare” che – ritiene la polizia – ha saputo dotarsi nel tempo di un programma criminoso “sempre più affinato, destinato a proiettarsi nel tempo, a rimodularsi secondo le necessità”. Al punto che “già da anni sul territorio ha seminato nel corso del tempo terrore e insicurezza tra gli abitanti delle zone del circondario, specie quelle più isolate”.

L’indagine del commissariato di Assisi è stata condotta soprattutto ricorrendo a metodiche investigative più tradizionali, come servizi di osservazione, appostamenti, pedinamenti e ricorrendo al patrimonio informativo. Nel corso di più di un anno i poliziotti sono riusciti ad arrestare in flagranza di reato alcuni dei presunti componenti della banda subito dopo aver commesso il fatto, altre volte sono riusciti a recuperare la refurtiva e restituirla ai proprietari derubati anche dei loro ricordi più cari.

Efferati e senza scrupoli” sono considerati gli uomini della banda, alcuni dei quali – sempre in base all’indagine – riuscivano a portare avanti il loro piano criminale anche se sottoposti a regime di restrizione delle libertà personale.

Spietati e pericolosi”, a bordo di auto appositamente scelte di grande cilindrata affrontavano ed eventualmente reggevano – viene ancora riferito –inseguimenti e tentativi di blocco da parte delle forze dell’ordine. Le auto una volta scoperte venivano cambiate velocemente e venivano utilizzate anche targhe false.

Lunghi e articolati sono risultati i sopralluoghi che facevano nella scelta delle abitazioni su cui fare il colpo: tutte “sufficientemente” isolate, raggiungibili attraverso strade sterrate con scarsi sistemi di sorveglianza e controllo delle abitudini dei proprietari. Nel corso dei colpi i telefoni venivano tenuti appositamente spenti per non dare indizi della loro presenza. Nel corso dell’indagine sono state anche individuate due basi logistiche, nella periferia di Assisi, dove i componenti della banda si riunivano prima di partire

In “consorzio” furti anche donne “scaltre e senza scrupoli”

Scaltre” e “senza scrupoli”, ma anche astute: è il profilo che traccia la polizia delle sei donne accusate di avere fatto parte del presunto “consorzio familiare” dedito a furti nelle abitazioni tra le zone di Assisi e la Toscana sgominato dalla polizia.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, riporta Ansa, la più piccola ha 22 anni e la più grande 40 e a loro è attribuito un ruolo “di certo non secondario”. Alcune di loro erano specializzate negli scippi e nei furti in abitazione che mettevano a segno – in base all’indagine – aggirando le padrone di casa, scelte appositamente sole e anziane, spacciandosi per venditrici di articoli vari o bisognose dei servizi igienici.

Altre donne avevano compiti logistici: c’era chi si prestava a farsi intestare le auto che sarebbero state utilizzate per commettere i furti, chi trasportava la refurtiva fuori regione per essere piazzata e chi invece aveva il compito di custodire gli oggetti di valore dopo essere stati rubati e portati agli uomini della banda. L’indagine è stata condotta dal commissariato di Assisi diretto dalla dottoressa Francesca Di Luca.