Confindustria, Bonomi guarda al futuro: “Serve un grande patto per l’Italia”

Il leader degli industriali interviene all'Assemblea dell'associazione delle imprese: "Quota 100? Non immaginare nuovi schemi previdenziali su meri ritocchi"

Pnrr

“All’esaurirsi di Quota 100 tra un anno, non immaginare nuovi schemi previdenziali su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101“. Questo il parere di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, intervenuto all’Assemblea generale dell’associazione delle imprese, parlando del rinnovamento del sistema pensionistico annunciato dal premier Conte. Il quale, nei giorni scorsi, ha di fatto preavvisato sul superamento di Quota 100, proposta cardine dell’allora governo gialloverde. Se il tema pensioni fosse affrontato con questi presupposti, si avrebbe a che fare con “nuovi regimi di aggravio del deficit sulle spalle dei più giovani”.

Bonomi e il “patto per l’Italia”

Sul piano della produttività, secondo il presidente di Confindustria quello che serve all’Italia “dopo 25 anni di stasi deve considerare contestualmente le politiche di innovazione, la formazione e l’advance knowledge, la regolazione per promuovere l’efficienza dei mercati, le infrastrutture abilitanti sia fisiche (ovvero ICT, logistica ed energia), sia istituzionali (Pa, competenze e organizzazione sinergica) e interventi strutturali per la coesione sociale”. Da qui, secondo Bonomi, passa il senso più ampio del concetto di produttività sulle quali “si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni”. Con l’obiettivo, ha spiegato, “di massimizzare il ruolo motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro e dare una nuova centralità alla manifattura”.

Una visione lungimirante

Serve “una visione alta e lungimirante“, che corrisponda a un “patto per l’Italia”. In una fase in cui, come confermato anche ieri dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, regna ancora l’incertezza sulla tenuta economica dell’imminente futuro. “Il governo ora dovrà stabilire priorità per usare, in pochi anni, oltre 200 miliardi che ci vengono dall’Europa; si trova di fronte proprio a una scelta di visione, prima che di misure concrete”. Un’occasione, dice Bonomi, per “scrutare in profondità i mali italiani, ma guardare lontano. Perché neanche 200 miliardi possono risolverli dandone una goccia a tutti”.