Cdm, prorogato lo stato d’emergenza al 31 gennaio

Risoluzione di maggioranza approvata dalla Camera grazie alla riduzione del numero legale per via dei deputati in quarantena

Cdm Def

Via libera del Consiglio dei ministri alla proroga dello stato d’emergenza al 31 gennaio 2021. Delibera decretata dopo l’ok arrivato dalla Camera dei deputati, dove nella giornata di ieri era mancato il numero legale (oggi ridotto grazie alla decisione della giunta per il regolamento) per l’approvazione della risoluzione di maggioranza. Il sì di Montecitorio è arrivato con 253 pareri positivi, 3 no e 17 astenuti, senza voto da parte dell’opposizione. Dopo l’ok del Senato, e alla terza votazione da parte della Camera (anche in virtù dei deputati in quarantena, considerati ora assenti giustificati), arriva dunque l’approvazione alla proroga e alle misure contenute nel nuovo Dpcm.

Stato d’emergenza, mascherine obbligatorie

Assieme alla proroga dello stato d’emergenza, il Consiglio dei ministri ha disposto la proroga dell’attuale dpcm che regola le norme anti-contagio attualmente in vigore, spostando la scadenza al 15 ottobre. Inserendo, tuttavia, l’obbligo delle mascherine all’aperto a partire da subito anche all’aperto se in prossimità di persone non conviventi. In sostanza, la protezione anti-Covid sarà obbligatoria “in tutti i luoghi all’aperto ad eccezione dei casi in cui sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento”. Con la proroga al 15 ottobre del Dpcm in vigore, il nuovo Decreto arriverà dunque entro una settimana.

Regioni, niente misure soft

Sulle nuove disposizioni è intervenuto il governatore del Veneto, Luca Zaia, critico sull’eventuale misura restrittiva per i locali pubblici. Secondo il presidente della regione, “una regia minima nazionale ci vuole” ma resta il fatto che “chiudere prima significa applicare un mini lockdown”. Secondo Zaia, le nuove disposizioni dovrebbero essere applicata “sulla base di una serie di parametri”. Parole che si inseriscono nell’ottica delle misure previste dal nuovo Dpcm, che non consentirà revisioni delle ordinanze a discrezione delle Regioni. A meno che queste non vengano concordate con il governo. Lecito invece il contrario, ossia l’adozione di misure più restrittive da parte dei governatori.