Cisgiordania, accordo a metà tra Israele e Autorità Palestinese

Ad Aqaba, in Giordania, Israele e Anp fanno fronte comune per fermare l'escalation in Cisgiordania. Ma non c'è intesa sugli insediamenti

Cisgiordania

Intesa tra Israele e Anp per fermare l’escalation di violenza in Cisgiordania. Ma senza accordo confermato sugli insediamenti israeliani. 

Cisgiordania, i termini dell’intesa

Israeliani e Autorità nazionale palestinese (Anp) hanno preso ad Aqaba, in Giordania, un impegno comune a fermare l’escalation e a prevenire ulteriori violenze in Cisgiordania. Questo quanto reso noto dall’agenzia ufficiale di Amman, la Petra. Ma sulla parte che riguarda gli insediamenti nei Territori, Israele ha negato i punti della intesa pubblicati dalla Petra, sostenendo che “non c’è alcun cambiamento”.

Il testo dell’accordo

Secondo il testo – al vertice hanno preso parte oltre Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp), Usa, Egitto e la stessa Giordania come garanti – c’è scritto che le parti hanno concordato il fermo da subito “di misure unilaterali per un periodo di 3/6 mesi” e, da parte di Israele, “di interrompere qualsiasi nuovo avamposto di insediamento per 6 mesi”. Una indicazione subito negata da Bezalel Smotrich (Sionismo religioso), ministro delle finanze del governo di Benyamin Netanyahu e nuovo responsabile dell’Amministrazione civile israeliana in Cisgiordania: “Non ci sarà – ha denunciato – alcun congelamento nella costruzione e nello sviluppo degli insediamenti nemmeno per un giorno”.

Regolarizzazione degli avamposti

Presa di posizione ratificata dal Consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi che era presente al vertice di Aqaba. Contrariamente a quanto annunciato, “nei prossimi mesi Israele – ha detto – regolarizzerà 9 avamposti e approverà 9.500 alloggi in Cisgiordania. Non c’è alcun congelamento nelle costruzioni né cambiamento dello status quo sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee, ndr) né limiti alle attività dell’esercito”.

Un netto ridimensionamento di quanto uscito. L’intesa – almeno secondo la versione ufficiale – prevede che quanto concordato dovrà essere verificato in una nuova tappa a marzo – quasi alla vigilia dal mese di Ramadan – a Sharm el-Sheikh in Egitto. Ora si tratta di vedere quale valore potrà avere la prossima riunione e se gli Usa riporteranno l’intesa sul binario indicato. Fatto sta che la realtà sul campo non sembra andare nella direzione indicata da Aqaba. In un nuovo attentato terroristico palestinese nei pressi di Nablus, in Cisgiordania, sono stati uccisi 2 fratelli israeliani – Hillel (21 anni) e Yagal (22) Yaniv dell’insediamento di Brachà – crivellati di colpi mentre si trovavano nella loro auto.

Alta tensione

E la tensione si è immediatamente riaccesa: sono stati segnalati dai media diversi incendi dolosi di automobili, di negozi e anche di edifici nella cittadina palestinese di Huwara (Nablus), luogo dell’attentato. E si sono registrati scontri tra dimostranti ed l’esercito. L’attentato – come hanno detto il premier Netanyahu e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir – ha accelerato l’approvazione da parte del governo di un progetto di legge, avviato dallo stesso Ben Gvir, che intende legalizzare la pena di morte per chi è accusato di terrorismo. Un altro dei tasselli della profonda riforma giudiziaria del governo di destra di Benyamin Netanyahu contestata con forza da settimane nelle piazze di Israele.

Fonte: Ansa