Circeo, la denuncia di una 19enne: “Violentata sulla spiaggia a Ferragosto”

La ragazza si è recata al Commissariato di San Basilio, accusando due persone: i fatti sono al vaglio degli inquirenti. Nella stessa zona, 45 anni fa, uno dei più feroci fatti di cronaca

Avvicinata e poi stuprata, a Ferragosto, sulla spiaggia del Circeo. Questa la denuncia agghiacciante sporta da una ragazza romana di 19 anni, presentatasi al Commissariato di San Basilio accompagnata da sua madre. Nel suo racconto, la giovane avrebbe fatto riferimento a due ragazzi, da lei già conosciuti, poco più grandi di lei e indicati come i presunti aggressori. Due ragazzi a quanto sembra freschi di laurea e, come lei, in vacanza presso il promontorio laziale per il periodo estivo. Stando al racconto della 19enne, sarebbe stato uno dei due ad appartarsi con lei sulla spiaggia di Paglia Verde, per poi essere raggiunto da un suo amico e mettere in atto la violenza.

Ipotesi al vaglio

Uno scenario che gli inquirenti, guidati dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Martina Taglione – che ha aperto un’inchiesta sull’accaduto – stanno cercando di verificare. La ragazza ha fatto sapere ai poliziotti di aver subito la violenza nella sera del 15 di agosto e di aver impiegato del tempo per metabolizzare il tutto e trovare la forza di sporgere denuncia. Entrambi i presunti aggressori (uno dei quali sarebbe residente del quartiere romano dell’Eur) risulterebbero indagati a piede libero.

Il fantasma del Circeo

Le circostanze, il luogo, le modalità del presunto reato, persino i luoghi di provenienza. Tutto che sembra tornare, sbiadendo i ricordi delle cronache in alcuni agghiaccianti fotogrammi in bianco e nero dell’inizio autunno del 1975. Stesso scenario, quello pittoresco del Circeo, col suo promontorio e il suo golfo sul Tirreno. Stessa descrizione, in quel caso con l’aggiunta di una reiterata violenza, sfociata in una ferocia con pochi precedenti nella storia recente delle cronache. Una follia omicida che costò la vita alla giovanissima Rosaria Lopez, attirata in trappola assieme all’amica Donatella Colasanti da tre ragazzi della Roma bene, Andrea Ghira, Angelo Izzo e Giovanni Guido. Tutti di famiglia benestante, gli ultimi due rispettivamente studenti di medicina e architettura.

Il massacro

L’atroce odissea vissuta dalle due giovanissime, adescate con una falsa promessa di un appuntamento innocente sotto il “fungo” dell’Eur, si era consumata nella villa al mare di uno dei tre. Lì, per un giorno e una notte subirono violenze, percosse e altre forme di torture, così reiterate da portare alla morte Rosaria e da provocare traumi profondi, fisici e psicologici, nella sua amica Donatella. Fu proprio quest’ultima, creduta morta, ad allertare, scalciando sul cofano, i passanti di Viale Pola, nel quartiere Trieste, dove i tre avevano parcheggiato la propria vettura con le due ragazze chiuse nel bagagliaio. Solo Izzo (ancora detenuto, dopo altri due omicidi commessi nel suo periodo in semilibertà) e Guido (libero dal 2009 dopo una riduzione della pena grazie all’indulto) vennero arrestati. Ghira visse da latitante fino al 1994, fino a quando morì di overdose a Melilla, dopo aver servito nella Legione straniera spagnola.