Cinquant’anni fa il rogo di Primavalle

L'incendio doloso appiccato all'appartamento di Mario Mattei, segretario della locale sezione del MSI, costò la vita a due dei suoi figli

Stefano e Virgilio Mattei

Un incendio doloso, atto estremo di un odio ideologico che finì per costare la vita a Stefano e Virgilio Mattei, 8 e 22 anni, figli del segretario della sezione di Primavalle, a Roma, del Movimento sociale italiano, Mario Mattei. I due fratelli morirono abbracciati nei pressi della finestra del loro appartamento, senza riuscire a sfuggire alle fiamme appiccate intenzionalmente dietro al loro uscio da componenti di Potere Operaio. Un delitto brutale (passato alla storia come Rogo di Primavalle) che segnerà per sempre il dibattito politico e sociale della Repubblica.

Rogo di Primavalle, cinquant’anni dopo

Cinquanta anni fa, la notte tra il 15 e il 16 aprile 1973, un incendio doloso in una palazzina a Roma, noto come rogo di Primavalle, portato a termine da componenti di Potere Operaio, provocò la morte di Stefano e Virgilio Mattei, di 8 e 22 anni, figli del segretario della locale sezione del Movimento sociale italiano, Mario Mattei. “Il 16 aprile di 50 anni fa l’Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale”, ha scritto la premier Giorgia Meloni in un messaggio inviato al presidente dell’Associazione Fratelli Mattei, Giampaolo Mattei. “Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l’Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale”, aggiunge. “Da allora, molti anni sono passati ma il ricordo di queste vittime innocenti dell’odio ideologico è ancora vivo in tutti noi. Per Virgilio e Stefano si chiedeva giustizia e non vendetta ma gli assassini, purtroppo, ancora oggi non hanno mai pagato per quello che è stato uno dei più efferati e drammatici delitti politici degli anni Settanta”. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa.

La sorella: “Mi hanno distrutto la vita”

“Non mi posso pacificare con persone che non hanno chiesto mai scusa. A nove anni mi hanno distrutto la vita, come si fa a dimenticare?”. È il ricordo di Antonella, sorella di Stefano e Virgilio Mattei. Passati cinquant’anni da quel giorno, in occasione della commemorazione con le istituzioni, sotto la palazzina di via Bernardino da Bibbiena, Antonella ha ricordato quei momenti: “La giustizia italiana è stata quella che è stata. Li hanno tutelati, aiutati, mantenuti. Franca Rame col suo ‘soccorso rosso’, Dario Fo, Moravia ha brindato nella casa al mare. Secondo voi io come mi devo sentire? Volete sapere la verità? Non mi posso pacificare con chi non ha mai chiesto scusa. Perché io devo essere in primis quella che va a chiedere una pacificazione? Assolutamente no. Parlo a nome personale. Avevo nove anni, ma perché mi hanno dovuto massacrare così? Abbiamo vissuto malissimo”, ha ribadito la donna, dicendo di non essere più tornata a Primavalle per quarant’anni, finché non glie lo ha chiesto suo figlio.

Il ricordo di Sangiuliano

“Stefano Mattei aveva otto anni, io ne avevo dieci, avremmo potuto essere compagni di giochi, io ho avuto una vita, a lui invece è stata strappata in modo così violento, non ha potuto vivere la sua vita per effetto di un atto di violenza comunista, diamo i contenuti e le parole che bisogna dare. Detto questo abbiamo il dovere di chiudere il Novecento con tutte le sue lacerazioni, dobbiamo arrivare ad una pacificazione nazionale ma conservando la memoria”. Lo ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, alla cerimonia per il 50esimo anniversario dell’uccisione dei fratelli Mattei, nel rogo di Primavalle.

Rampelli: “Un unico grido di dolore”

“Forse per la prima volta tutte le situazioni pubbliche sono qui rappresentate. Dal Municipio al Comune, alla Camera al Senato, al Governo italiano. Credo si levi un unico grido di dolore: mai più. Mai più violenza, ma più linciaggi e discriminazione. E ci sia diritto a un confronto civile tra la destra e la sinistra è che ci sia soprattutto – e questo è il compito della generazione di sopravvissuti – la possibilità, visto che non c’è stata giustizia, di avere verità storica. Questo è il nostro compito per le malefatte di quegli anni”. Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli.

Fonte: Ansa