Cai, una commissione “fantasma” che abbandona le famiglie

Un telefono che squilla a vuoto. Decine di mail senza risposta. Migliaia le famiglie italiane abbandonate dallo Stato. La Commissione Adozioni Internazionale (Cai), da tre anni a questa parte, vive una situazione di stallo, dovuta essenzialmente a questioni politiche, più che burocratiche. Di questo si è discusso presso la sala “Nassiriya” del Senato, dove sono intervenuti l’avvocato Simone Pillon, commissario della Cai, e il senatore Carlo Giovanardi, ex presidente della stessa Commissione nel trimestre 2008-2011. All’incontro, presenti anche alcuni rappresentanti di “Family for Children”, un gruppo di aspiranti genitori adottivi, vittime di un iter che si è trasformato in un labirinto di attese e promesse non mantenute.

Un decreto non a norma

Per legge, “il Presidente della Commissione rappresenta la Commissione, ne coordina l’attività e vigila sul suo operato”. Questa figura ricade sul premier in carica. La sua funzione è “trasmettere al Parlamento una relazione biennale sullo stato delle adozioni internazionali e sullo stato dell’attuazione della Convenzione e sulla stipulazione di accordi bilaterali anche con Paesi non aderenti alla stessa”. Il Vicepresidente, invece, “autorizza l’ingresso e il soggiorno permanente del minore straniero adottato o affidato a scopo di adozione. Può adottare, nei casi di urgenza che non permettono la convocazione in tempo utile della Commissione, i provvedimenti di competenza della stessa”. L’ex premier Matteo Renzi, con un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha assegnato alla figura del Vicepresidente gli stessi poteri del suo superiore, rendendo così lo Stato “controllore” e “controllato”. Un decreto, tuttavia, non conforme alla legge.

Una commissione inesistente

La Vicepresidente, Silvia Della Monica, ha convocato la commissione una sola volta, nel giugno 2014. Tuttavia, dei cinque punti all’ordine del giorno ne è stato discusso soltanto uno. La riunione non si è mai chiusa, né è stata riconvocata. Tutte le decisioni prese in questi tre anni dalla Vicepresidente sono invalide se non ratificate alla prima riunione utile. In applicazione della normativa uno dei commissari ha chiesto formalmente per ben due volte la convocazione della commissione, senza ottenere nessun riscontro. Nel frattempo numerosi sono stati i disservizi, i ritardi e le incongruenze generate dallo stallo dell’organo di controllo delle adozioni.

Famiglie abbandonate

A farne le spese le famiglie e le relazioni internazionali tanto che la Federazione Russa aveva proposto una moratoria dell’adozione dei bambini russi in Italia, invitando il nostro Paese a fornire esaurienti spiegazioni sul decesso di un bambino adottivo russo. Numerosi problemi si sono verificati anche con le autorità della Bielorussia (Stato che concede solo all’Italia la possibilità di adottare bambini), che nel corso del 2015 avevano bloccato le adozioni non ottenendo nessun riscontro dalla Cai.

Le famiglie si sono sentite abbandonate, prive di supporto e di notizie, subendo ingiustizie. Quando un genitore cerca di mettersi in contatto con la Commissione il telefono squilla a vuoto, e in quei pochi casi in cui qualcuno risponda, la musica non cambia. La voce risponde: “La Vicepresidente è impegnata a promuovere il Referendum“, come accaduto quando la commissione per un breve periodo è stata presieduta dal Ministro Boschi.

L’iter per le adozioni

Le coppie che scelgono di adottare un bambino dall’estero, firmano un contratto che carica sulle loro spalle ogni tipo di responsabilità e, contestualmente, sgrava gli enti dal rischio di colpevolezza se questa strada si allunga o si blocca prima della fine programmata. Un contratto che diventa scudo di fronte all’inefficienza di un sistema, prima invidiato da tutto il mondo, e oggi al collasso. Uno scudo davanti al silenzio dello Stato. Di fronte ai tanti enti che non accompagnano le coppie durante il loro percorso, o fanno finta di nulla, l’organo di vigilanza, la Cai, tace. In quanto titolare di un mandato dei cittadini dovrebbe agire come garante degli interessi della collettività. Ma ciò non accade.

Dati mistificati

Dal 2011 al 2016 le adozioni internazionali sono crollate del 50%, passando dalle oltre 4000 a poco più di 2000. Tuttavia, questi stessi dati vengono mistificati. Infatti, ogni anno sono circa diecimila le famiglie che fanno richiesta di adozione. L’Italia, dopo gli Usa, è il secondo Paese al mondo con il più alto indice di famiglie predisposte all’accoglienza. Eppure, non esistendo rapporti certificati (l’ultimo report consultabile risale al 2013), il messaggio che passa è quello di un calo delle coppie regolarmente sposate che fanno richiesta di adozione. Ma ciò, secondo i relatori, è falso. Sono, infatti, le inefficienze della Commissione a determinare il calo di adozioni.