Birmania: spari durante funerali vittima proteste

Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco durante le esequie. Per ora nessuna segnalazione di vittime. Guterres: "Scioccato"

Birmania protesta

Le forze di sicurezza birmane hanno aperto il fuoco sulla folla in lutto al funerale di una delle 114 persone uccise ieri, il giorno di protesta più sanguinoso dal colpo di stato militare del primo febbraio. Lo riferiscono testimoni citati dal Guardian. Non ci sono per ora segnalazioni di vittime al funerale nella città di Bago, vicino a Yangon.

“Mentre cantavamo la canzone della rivoluzione, le forze di sicurezza sono arrivate e hanno sparato, noi siamo scappati”, ha raccontato una donna di nome Aye. Due persone sono state invece uccise oggi durante le proteste in diversi incidenti in altre città.

Il commento di Guterres

“Sono profondamente scioccato dall’uccisione di decine di civili, compresi bambini e giovani, da parte delle forze di sicurezza in Birmania”. Lo afferma il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aggiungendo che “la continua repressione militare è inaccettabile e richiede una risposta internazionale ferma, unita e risoluta.

La condanna internazionale

I capi di Stato maggiore delle forze armate di 12 diversi Paesi, tra cui l’Italia, hanno diramato un inusuale comunicato congiunto con cui condannano le violenze e le uccisioni perpetrate dalla giunta militare in Birmania.

“Condanniamo l’uso di forza letale contro persone disarmate da parte delle Forze armate di Myanmar e delle forze di sicurezza – recita il comunicato -. Un esercito professionista si attiene agli standard internazionali di condotta ed è responsabile per proteggere, non attaccare, la popolazione che serve”.

“Esortiamo le forze armate di Myanmar a cessare le violenze e a lavorare – concludono i capi di Stato maggiore – per ripristinare la credibilità che hanno perso presso la popolazione”. All’appello hanno aderito anche i capi di Stato maggiore di Australia, Canada, Germania, Grecia, Giappone, Danimarca, Olanda, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Gran Bretagna e Usa.

Le manifestazioni non si fermano

Nuove manifestazioni di protesta si stanno svolgendo in diverse città della Birmania all’indomani della giornata di repressione più sanguinosa dal colpo di Stato del primo febbraio. Unanime la condanna della comunità internazionale che ha chiesto alla giunta militare di fermare il bagno di sangue. Sventolando le bandiere birmane, centinaia di persone sono scese per le strade di Bago, a nord-est di Rangoon, e nella piccola città di Moe Kaung nello stato di Kachin.