Birmania, raid militare a ovest di Yangon: “Massacro in un villaggio”

I media locali riferiscono di un attacco nel villaggio di Hlayswe, costato venti morti civili. La tv di Stato riferisce di "un'operazione per sventare un complotto"

Myanmar
Foto di David Mark da Pixabay

Nuova giornata di tensione in Birmania, dove un drappello di militari ha fatto irruzione in un villaggio della zona dell’ex capitale Yangon. A riferirlo è il quotidiano Guardian, che cita le agenzie locali Khit Thit Media e Delta News. Secondo quanto riferito dai media, i soldati avrebbero effettuato il raid per cercare delle armi, aprendo poi il fuoco sugli abitanti. Stando a quanto riferito, si tratterebbe del villaggio di Hlayswe, a 150 chilometri in direzione nord-ovest da Yangon. Almeno venti persone sarebbero rimaste uccise nel blitz dei militari. L’attacco è stato citato anche dalla tv di Stato, Mrtv, che ha parlato di un’operazione per sventare un complotto contro il governo, oltre che di 3 terroristi uccisi e due arresti.

Il bilancio delle vittime resta in attesa di conferma. Qualora fosse ufficializzato, sarebbe uno dei più gravi negli ultimi due mesi. Secondo la testimonianza di un residente di Hlayswe, interpellato dai media locali, gli abitanti avrebbero persino imbastito una strenua resistenza “con balestre e catapulte”.

Birmania, la comparsa in aula di San Suu Kyi

Resta grave la situazione all’interno dei confini della Birmania, ancora sotto gli effetti del colpo di stato dello scorso febbraio. Una settimana fa, per la prima volta dopo l’operazione militare che aveva portato il comandante delle Forze armate, Min Aung Hlaing, a rimuoverla dal ruolo di presidente del Consiglio, Aung San Suu Kyi era comparsa in tribunale. La Premio Nobel, in aula, avrebbe rivendicato la resistenza della Lega Nazionale per la Democrazia, specificando che “il partito estromesso esisterà fino a quando esisterà il popolo”. Inoltre, come riferito dal suo avvocato, San Suu Kyi avrebbe auspicato “che il suo popolo rimanga in buona salute”, continuando a riconoscersi nella Lega “fondata per le persone”. Nel frattempo, il tribunale militare della Birmania ha condannato a Myeik, nel sud del Paese, due giornalisti a due anni di carcere. L’accusa era quella di sedizione, per aver riportato la notizia delle proteste contro la giunta.