L’intervento di Biden all’Onu: “Una nuova era di diplomazia”

Alle 76esima Assemblea generale al Palazzo di Vetro ha presidente Usa ha parlato per più di 30 minuti. In apertura il segretario generale Antonio Guterres ha lanciato l'allarme: "Il mondo deve svegliarsi"

Iraq

Al suo debutto all’Assemblea generale delle Nazioni unite, con un discorso di 34 minuti, il presidente statunitense Joe Biden afferma: “L’America è tornata. Crediamo nell’Onu e nei suoi valori”. Il capo di Stato americano nel suo intervento ha parlato delle sfide urgenti da affrontare, la pandemia e il cambiamento climatico, della volontà di aprire un’era di diplomazia e di pace, di non voler “una nuova guerra fredda”, dell’importanza dell’alleanza con l’Unione europea e ha anche detto che gli Usa sono pronti rientro nell’accordo sul nucleare con l’Iran, da cui gli sono usciti durante l’amministrazione guidata da Donald Trump. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Saeed Khatibzadeh ha annunciato che i negoziati di Vienna tra l’Iran e gli altri Paesi, interrotti prima dell’elezione del nuovo presidente iraniano Raisi, riprenderanno nelle prossime settimane. Mentre il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, nel suo intervento d’apertura, ha lanciato l’allarme: “Il mondo non è mai stato più minacciato o più diviso, siamo sull’orlo di un abisso e ci muoviamo nella direzione sbagliata“.

Biden

Nel tratteggiare la visione di “una nuova era di incessante diplomazia” e “di pace”, il presidente Usa ha invitato gli altri Paesi a lavorare insieme per affrontare quello che ha chiamato il “decennio decisivo” che si para davanti, cioè pandemia di Covid e cambiamento climatico (un aumento del contributo americano per arrivare ai 100 miliardi di dollari promessi dai Paesi sviluppati a quelli più esposti ai suoi effetti) ma anche cybersicurezza e difesa dei diritti umani. Biden ha poi definito “fondamentale” l’alleanza con l’Europa, nelle ultime settimane messa alla prova prima dalle divergenze sul ritiro dall’Afghanistan poi dalla recente “crisi dei sottomarini” con la Francia. “Continueremo a difenderci dal terrorismo e a usare la forza se necessario, ma come ultima risorsa, e lo dobbiamo fare con il consenso degli americani e in concertazione con i nostri alleati e i nostri partner“, ha poi affermato. Il presidente ha anche toccato i temi dalla fame nel mondo, del conflitto israelo-palestinese e del possibile rientro americano nell’accordo sul nucleare iraniano “se Teheran farà altrettanto”.

L’Iran

Anche lui all’esordio al Palazzo di Vetro, il neopresidente della Repubblica islamica Ibrahim Raisi ha dichiarato: “L’Iran è favorevole a negoziati sul nucleare che portino alla fine di tutte le sanzioni contro Teheran”. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Khatibzadeh ha detto che “nelle prossime settimane” riprenderanno i colloqui nella capitale dell’Austria, mentre nei giorni dell’Assemblea generale Onu il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahanian si incontrerà, in dei bilaterali, con i suoi omologhi dei Paesi che fanno parte dell’intesa.

L’allarme

“Il mondo non è mai stato più minacciato o più diviso, siamo sull’orlo di un abisso e ci muoviamo nella direzione sbagliata. Sono qui per dare l’allarme, il mondo deve svegliarsi”. Ha aperto così la settantaseiesima Assemblea generale il segretario generale Antonio Guterres. “Il Covid e la crisi del clima hanno messo in luce profonde fragilità come società e come pianeta. Le persone che serviamo e rappresentiamo possono perdere fiducia non solo nei loro governi e nelle istituzioni, ma nei valori che animano il lavoro dell’Onu da oltre 75 anni”. Guterres ha elencato quelli che i ritieni le principali questioni da affrontare: “Il divario della pace, quello climatico, quello tra ricchi e poveri (dentro e tra i Paesi), e quello di genere. Poi, ripristinare la fiducia e ispirare speranza significa colmare il divario digitale, e infine dobbiamo colmare il divario tra le generazioni“.

Mentre si avvicina la Cop26 di Glasgow, ha continuato Guterres, citando il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, “siamo apparentemente lontani anni luce dal raggiungimento dei nostri obiettivi. Gli scienziati ci dicono che non è troppo tardi per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi dell’Accordo sul clima di Parigi – ha proseguito – Ma la finestra si sta chiudendo rapidamente“. Il segretario ha proseguito dicendo che serve un taglio delle emissioni del 45% entro il 2030.