ASSISI, IL PAPA: “LA GUERRA INQUINA I POPOLI DI ODIO E LA TERRA DI ARMI”

Ucraina

Le parole pronunciate da Gesù sulla croce, risuonano ancora oggi nelle urla di chi vive la guerra. “Nel suo ‘Ho sete’, possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace. Implorano pace le vittime delle guerre, che inquinano i popoli di odio e la Terra di armi; implorano pace i nostri fratelli e sorelle che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto, spogliati di ogni cosa”. Dopo il pranzo con gli altri leader religiosi, svoltosi nel Sacro Convento di Assisi, Papa Francesco si è recato nella basilica inferiore di San Francesco per una preghiera Ecumenica, durante la quale sono stati nominati tutti i Paesi in guerra. Per ciascuno di essi è stata accesa una candela. Dopo la proclamazione della Parola di Dio, Bergoglio ha ricordato le parole dette da Cristo mentre era sulla croce: “Ho sete”. Essa, “ancor più della fame, è il bisogno estremo dell’essere umano, ma ne rappresenta anche l’estrema miseria. Contempliamo così il mistero del Dio Altissimo, divenuto, per misericordia, misero fra gli uomini”.

“Dio ha sete d’amore”

Ma di cosa ha sete il Signore? La risposta del Pontefice è chiara: “Di acqua, elemento essenziale per la vita. Ma soprattutto di amore, elemento non meno essenziale per vivere. Ha sete di donarci l’acqua viva del suo amore, ma anche di ricevere il nostro amore”. Non solo. “Ha dato anche voce alla sofferenza divina, quando l’uomo, ingrato, ha abbandonato l’amore, quando – sembra dire anche oggi il Signore – ‘ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua’”. Questo è il dramma del “cuore inaridito”, “dell’amore non ricambiato, un dramma che si rinnova nel Vangelo, quando alla sete di Gesù l’uomo risponde con l’aceto, che è vino andato a male”.

“Ho sete”

Secondo alcuni racconti, “l’Amore non amato” era la realtà che turbava il poverello di Assisi. “Egli, per amore del Signore sofferente, non si vergognava di piangere e lamentarsi a voce alta. Questa stessa realtà ci deve stare a cuore contemplando il Dio crocifisso, assetato di amore”. Bergoglio ha ricordato anche la decisione di Madre Teresa di Calcutta, che volle nelle cappelle di ogni sua comunità, vicino al Crocifisso, la scritta “Ho sete”. “Estinguere la sete d’amore di Gesù sulla croce mediante il servizio ai più poveri tra i poveri è stata la sua risposta. Il Signore è infatti dissetato dal nostro amore compassionevole, è consolato quando, in nome suo, ci chiniamo sulle miserie altrui”. Nel giudizio chiamerà “benedetti” quanti hanno dato da bere a chi aveva sete, quanti hanno offerto amore concreto a chi era nel bisogno, così come si legge nel Vangelo di Matteo.

“La guerra inquina i popoli di odio”

Ancora oggi “le parole di Gesù ci interpellano, domandano accoglienza nel cuore e risposta con la vita”. In quella semplice frase “possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace“. “Implorano pace – ha proseguito il Papa – le vittime delle guerre, che inquinano i popoli di odio e la Terra di armi; implorano pace i nostri fratelli e sorelle che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto, spogliati di ogni cosa. Tutti costoro sono fratelli e sorelle del Crocifisso, piccoli del suo Regno, membra ferite e riarse della sua carne”. Ognuno di essi ha sete, ma viene spesso dato loro, come a Gesù, “l’aceto amaro del rifiuto. Chi li ascolta? Chi si preoccupa di rispondere loro? Essi incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione”.

“Egli è la nostra Pace”

“Di fronte a Cristo crocifisso, noi cristiani – ha proseguito Bergolio – siamo chiamati a contemplare il mistero dell’Amore non amato e a riversare misericordia sul mondo. Sulla croce, albero di vita, il male è stato trasformato in bene; anche noi, discepoli del Crocifisso, siamo chiamati a essere ‘alberi di vita’, che assorbono l’inquinamento dell’indifferenza e restituiscono al mondo l’ossigeno dell’amore“. Infatti, come dal fianco di Cristo in croce uscì acqua, “simbolo dello Spirito che dà la vita”, dai suoi fedeli “esca compassione per tutti gli assetati di oggi”. “Accostandoci a quanti oggi vivono da crocifissi e attingendo la forza di amare dal Crocifisso Risorto – ha concluso il Pontefice -, cresceranno ancora di più l’armonia e la comunione tra noi. Ci custodisca tutti nell’amore e ci raccolga nell’unità, perché diventiamo quello che Lui desidera: una sola cosa”.