La storia di Arrigo Levi, dall’Argentina a consigliere del Quirinale

Lo storico giornalista, ex direttore de La Stampa, è scomparso all'età di 94 anni. Esiliato dalle leggi razziali, svolse importanti corrispondenze da Israele e da Mosca

E’ un giorno di lutto per il giornalismo italiano: Arrigo Levi, cronista modenese e consigliere per le Relazioni esterne per ben due Presidenti della Repubblica, è morto a 94 anni. Classe 1926, visse sulla propria pelle gli effetti delle leggi razziali, finendo per essere costretto all’esilio, assieme alla sua famiglia, nel 1942.

L’esilio lo trascorse in Argentina, iniziando a Buenos Aires sia i suoi studi universitari che la carriera giornalistica, collaborando con “L’Italia libera”, giornale del Partito d’Azione. Di lì, un percorso professionale che lo avrebbe portato in quotidiani come il Corriere della Sera e Il Giorno, per i quali svolse il ruolo di corrispondente da Mosca.

Arrigo Levi direttore de La Stampa

Servì la fine della guerra affinché Arrigo Levi potesse tornare a Modena, assieme alla sua famiglia. La sua carriera giornalistica riprese in Italia, così come gli studi giornalistici, che concluse presso l’università modenese laureandosi in filosofia. Una penna attenta che dedicò dapprima all’Unità democratica di Guglielmo Zucconi, poi iniziò la sua carriera da corrispondente. Da Israele, dove si trasferì come volontario delle brigate del Negev e riportando cronache del primo conflitto arabo-israeliano per Libertà e la Gazzetta di Modena. Importanti gli anni torinesi, dove arriva come inviato de La Stampa per poi divenirne direttore tra il 1973 e il 1978. Un periodo intenso, durante il quale fronteggia eventi drammatici, come l’omicidio di Carlo Casalegno, vicedirettore e vittima delle Brigate Rosse, e il caso Fiat-Libia a metà anni Settanta.

Al periodo de La Stampa, sarebbe seguita un’importante collaborazione con il Times e, a fine anni Ottanta, con il Corriere della Sera. Tre lustri, poi, come consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, sotto la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi e di Giorgio Napolitano.