APPELLO DI FRANCESCO ALL’UNITÀ DELLE CHIESE: NÈ SOTTOMISSIONE NÈ ASSORBIMENTO

“Lo Spirito Santo faccia dei credenti un cuore solo e un’anima sola: venga a rifondarci nell’unità”. Così Papa Francesco nella divina liturgia celebrata a Etchmiadzin dal capo della Chiesa apostolica armena, il supremo patriarca e catholicos Karekin II. “La Chiesa armena cammini in pace e la comunione tra noi sia piena. In tutti sorga un forte anelito all’unità, a un’unità che non deve essere ‘né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza realizzato da Cristo Signore per mezzo dello Spirito Santo'”, ha quindi aggiunto ripetendo quanto da lui detto il 30 novembre 2014 a Istanbul durante la divina liturgia del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo. “Tendiamo l’orecchio alle giovani generazioni, che implorano un futuro libero dalle divisioni del passato”, ha poi aggiunto, esortando: “seguiamo la chiamata di Dio alla piena comunione e acceleriamo il passo perso di essa”.

Poi il Pontefice si è recato al monastero di Khor Virap, uno dei luoghi più sacri della Chiesa armena, ultima tappa del suo viaggio in Armenia, a poca distanza dalla frontiera turca. Francesco e il catholicos Karekin II, che lo ha ha accompagnato per tutto il corso della visita nel Paese, sono stati accolti dal superiore. Saliti fino alla sala del “Pozzo di San Gregorio”, hanno acceso una candela in onore di San Gregorio l’Illuminatore, che vi fu tenuto prigioniero per 13 anni prima della conversione del re Tiridate III al cristianesimo. Nella cappella, poi, il catholicos e il Papa hanno pregato: ognuno ha recitato il Padre Nostro nella propria lingua. Dopo la benedizione impartita dal Pontefice, Francesco e Karekin sono usciti sulla terrazza del belvedere dove hanno liberato due colombe di pace verso il biblico Monte Ararat, in territorio turco. Il Papa infine ha lasciato in dono al monastero una lampada in argento che reca una croce armena e rammenta proprio il luogo dove San Gregorio l’Illuminatore è stato imprigionato.