Morta a 18 anni per overdose, affidato l’incarico per l’autopsia

Maria Chiara è stata trovata morta sabato scorso ad Amelia. Il fidanzato a Repubblica: "Le ho dato io l'eroina, voleva provarla"

Verranno svolti domani gli esami peritali sul corpo di Maria Chiara Previtali, la 18enne di Amelia trovata morta sabato scorso nell’abitazione del fidanzato. A ucciderla, presumibilmente, una dose letale di eroina, assunta forse per la prima volta. Lo dirà l’autopsia, per la quale è di sessanta giorni il termine fissato per il deposito della perizia, a cui parteciperanno il professor Mauro Bacci, nominato dalla famiglia della vittima, e la dottoressa Laura Paglicci Reattelli, per conto della difesa del fidanzato. Il giovane, di 21 anni, sarebbe indagato per omicidio preterintenzionale in quanto, secondo le ipotesi investigative, avrebbe contribuito all’assunzione della droga da parte della ragazza. Il ventunenne, in una telefonata a Repubblica, avrebbe ammesso di aver consegnato gli stupefacenti: “Sono stato io a iniettarle l’eroina. Lo dico, non ho niente da nascondere, ma mi voglio difendere”.

La testimonianza

La dose, rivelatasi letale, sarebbe stata acquistata a Roma e, a quanto sembra, sarebbe stato il regalo di compleanno per i 18 anni di Maria Chiara. “Lei aveva voglia di provare – ha detto ancora il giovane a Repubblica -, l’ha voluto fare e io l’ho assecondata. Se non lo faceva con me l’avrebbe fatto con qualcun altro”. Proprio a Roma i due fidanzati avrebbero assunto lo stupefacente, per poi far ritorno a casa e trascorrere insieme la notte. Al mattino, la ragazza era già morta. “Ho cercato di svegliarla ma lei non rispondeva. Allora ho chiamato i soccorsi. Voglio sapere anch’io come è morta. Anch’io ho preso quella stessa roba e non mi è successo niente”.

L’indagine

In attesa dell’autopsia, la versione del ragazzo è al vaglio degli inquirenti, che indagano per cercare di ricostruire con esattezza cosa sia successo, soprattutto nel tempo trascorso fra la morte della giovane e l’arrivo dei soccorsi. Inoltre, si lavora per tentare di risalire a chi ha venduto la droga ai due ragazzi. “In questa fase – ha detto all’Ansa il procuratore capo di Terni, Alberto Liguori – è dirimente capire cosa c’è nel corpo della ragazza e in che qualità e quantità. I co-protagonisti di questa vicenda possono assumere una veste diversa a seconda delle risultanze, ogni evento può avere più fattori determinanti e concorrenti”.