Allerta a Taiwan: la Cina ha simulato attacchi contro l’isola

La preoccupazione di Taipei che ha risposto all'allerta seguendo il protocollo con allarmi radio, invio di pattuglie aeree e di navi militari

Cina

La Cina ha simulato attacchi contro Taiwan, nel terzo giorno di esercitazioni militari su vasta scala intorno all’isola. E’ quanto afferma il ministero della Difesa di Taipei, affermando che sono stati rilevati oggi diversi caccia e navi dell’Esercito popolare di liberazione “intorno allo Stretto”, con alcuni che “hanno attraversato la linea mediana” in un’azione di “possibile attacco simulato”. Le forze armate della Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taiwan, hanno utilizzato, si legge in una nota, “trasmissione di allerta, aerei, navi militari di pattuglia e sistemi missilistici terrestri in risposta a questa situazione”.

Le dichiarazioni di Taiwan

Taiwan ha affermato che le esercitazioni militari cinesi di oggi sono apparse come una simulazione di attacco all’isola della capitale Taipei, poiché gli aerei e le navi da guerra cinesi hanno attraversato la linea mediana dello Stretto in una continua dimostrazione di forza mirata a destabilizzare. L’esercito taiwanese ha risposto seguendo il protocollo: allarmi radio, invio di pattuglie aeree e di navi militari (già mobilitate ieri a seguire come un’ombra le unità cinesi) e dispiegando sistemi missilistici terrestri, ha riferito il ministero della Difesa in una nota. Le esercitazioni cinesi, giunte al terzo giorno, sono la risposta alla visita fatta in settimana dalla speaker della Camera americana Nancy Pelosi, la figura istituzionale di grado più alto a recarsi nell’isola negli ultimi 25 anni. Mentre Pelosi e il governo taiwanese hanno affermato che la visita è di aiuto a dimostrare il sostegno a favore di Taiwan nel mezzo alle tensioni con la Cina, Pechino l’ha definita una violazione degli impegni degli Stati Uniti nei confronti della politica della Unica Cina e un passo di incoraggiamento per il fronte pro indipendenza dell’isola. La leadership comunista, invece, considera Taiwan parte integrante del territorio cinese, da riunificare anche con la forza, se necessario.