Allarme Cgia: “La burocrazia costa alle imprese 57 Mld di euro”

"Decreti per fronteggiare l'emergenza Covid-19 pressoché indecifrabili". Cgil, Cisl, Uil: "Subito un provvedimento di regolarizzazione di tutti i lavoratori migranti in Italia"

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Burocrazia

“Ammonta a 57,2 miliardi di euro il costo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia che – avvolta da un coacervo di leggi, decreti, ordinanze, circolari e disposizioni varie – rende sempre più difficile il rapporto tra le imprese e la Pubblica amministrazione”. E’ quanto segnala la
Confartigianato Imprese (Cgia) è la più rappresentativa organizzazione italiana dell’artigianato e della micro e piccola impresa.

Decreto liquidità

“Basti pensare – prosegue Cgia – che al netto delle disposizioni prese dalle singole regioni, in questi ultimi 2 mesi il Governo ha approvato una dozzina di decreti, costituiti da oltre 170 pagine, per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Molti dei quali pressoché indecifrabili: come, ad esempio, il decreto liquidità che ha messo in grosse difficoltà le strutture operative sia delle banche sia del Fondo di garanzia gestito dal Mediocredito Centrale. A distanza di 10 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, nessuna impresa è ancora riuscita a ottenere 1 euro di prestito. Senza contare che da parecchie settimane commercialisti, consulenti del lavoro e associazioni di categoria sono letteralmente sommersi dalle telefonate degli imprenditori che non sanno se e come possono slittare il pagamento delle tasse, come ricorrere alla Cig, quando verrà erogata ai propri dipendenti o se possono tornare a operare”.

Lavoratori migranti

Lavoratori migranti

“Cgil, Cisl e Uil chiedono che venga subito emanato un provvedimento di regolarizzazione di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici migranti soggiornanti in Italia ma attualmente sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno, affinché il sistema dei diritti e delle tutele del mondo del lavoro sia pienamente riconosciuto”. È la richiesta avanzata dalle tre Confederazioni sindacali, unitariamente, in una lettera inviata oggi a Governo e Parlamento. “Mai come oggi – scrivono Cgil, Cisl e Uil nella missiva – un provvedimento di emersione dall’irregolarità si configurerebbe come un forte vantaggio economico e sociale per tutta la collettività, oltre che come un atto di giustizia ed equità”, e al contempo sarebbe “una misura di tutela della salute e dell’igiene pubblica in grado di ridurre il rischio di esposizione al contagio per questi lavoratori e per gli altri cittadini”.