Le celebrazioni dell’8 Settembre a Roma: perché ricordiamo l’armistizio

L'omaggio ai cittadini e ai militari che l'8 settembre del 1943 persero la vita per difendere la Capitale dall'occupazione nazifascista

Il Presidente Mattarella alle celebrazioni a Roma dell'8 settembre

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto stamattina una corona a Porta San Paolo, a Roma, in occasione delle celebrazioni dell’8 Settembre. Le istituzioni hanno reso omaggio questa mattina ai cittadini e ai militari che l’8 settembre del 1943 persero la vita per difendere la Capitale dall‘occupazione nazifascista.

Alla cerimonia hanno preso parte anche la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, il segretario della Presidenza del Senato Francesco Giro, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini‎, ‎la sindaca di Roma Virginia Raggi e ‎l’assessore all’Urbanistica della Regione Lazio Massimiliano Valeriani.

Le autorità si sono poi spostate al Parco della Resistenza, dove è stato reso omaggio con un’altra corona alla stele che ricorda i militari italiani caduti nella guerra di liberazione. ‎Alle cerimonie erano presenti anche ‎il prefetto di Roma Matteo Piantedosi e il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli.

L’8 settembre

La sera dell’8 settembre del 1943, in un famoso comunicato alla radio, il generale Badoglio rese noto l’armistizio firmato in gran segreto con le forze alleate il 3 settembre. Nella memoria collettiva l’8 settembre è divenuto uno dei momenti più tragici della storia nazionale. All’annuncio seguì la precipitosa fuga notturna da Roma di re, governo e comando supremo. L’unica direttiva alle forze armate furono le oscure parole lette da Badoglio alla radio, con l’unica preoccupazione di non cadere in mani tedesche. Soltanto alle 0:50, in seguito a valanghe di richieste di istruzioni, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta fa trasmettere il fonogramma “Ad atti di forza reagire con atti di forza”.
Scatta su tutto il territorio italiano, in Francia, in Croazia, in Grecia e Jugoslavia il piano tedesco per il disarmo delle truppe italiane. Si tratta di 1.090.000 uomini dislocati in Italia e di 900.000 dislocati nei Paesi occupati. Un esercito numericamente notevole ma male equipaggiato e con armamento inadeguato alle esigenze del momento. La notizia dell’armistizio è pubblicata dai giornali italiani (9 settembre 1943). La famiglia reale e i generali, in fuga, raggiungono Pescara e si imbarcano per Brindisi; Roma è abbandonata, e nessuno ne ha organizzato la difesa. L’unico che si impegna in tal senso, è il generale Caviglia, storico rivale di Badoglio. Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN): gli antifascisti cercano di coprire il vuoto di potere. Iniziano ad organizzarsi le prime formazioni partigiane che daranno vita a forme di Resistenza armata e civile per i restanti venti mesi di guerra.