25 aprile, Mattarella e Draghi al Vittoriano: “Vittoria dell’umanità sulle barbarie”

Il Capo dello Stato all'Altare della Patria per la celebrazione della Liberazione: "Spartiacque imprescindibile della nostra storia". Il premier: "Linguaggio dell'odio non va tollerato"

Liberazione Sergio Mattarella
Foto © Quirinale

“Una vittoria dell’umanità contro le barbarie”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presenzia assieme al premier Mario Draghi al Vittoriano. E’ nel cuore di Roma che vivono le celebrazioni del 76esimo anniversario della Liberazione dalle truppe nazifasciste. Il 25 aprile del 1945 quando, come ricorda il Capo dello Stato, “la voce di Sandro Pertini lanciava… il proclama di insurrezione nazionale contro le truppe nazifasciste. Una data simbolica della guerra di Liberazione, scelta dalla Repubblica Italiana per ricordare la conclusione del sanguinoso conflitto, la fine della brutale e spietata occupazione nazista, il crollo definitivo del fascismo”.

25 aprile, il messaggio di Mattarella

La fine del periodo forse più buio della storia dell’uomo e, di rimando, anche del nostro Paese. Che riemerse dall’oblio a seguito di un ventennio di scelte che avrebbero condotto al baratro del Secondo conflitto mondiale. “Il 25 aprile rappresenta uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale – ha ricordato Mattarella -. L’Italia – affrancatasi, con il sangue di migliaia di martiri, da vent’anni di dittatura e di oscurantismo – tornò a sedersi nel novero delle nazioni civili, democratiche, pacifiche, dopo la guerra sanguinaria in cui era precipitata con il fascismo”. Un risultato raggiunto attraverso la Resistenza della popolazione italiana. Quella che si pose come un “laboratorio dove si sperimentò l’incontro e la collaborazione tra le grandi forze popolari”. E “tra le diverse posizioni e culture politiche”. In sostanza, secondo il Presidente della Repubblica, la Resistenza si pose “come grande serbatoio di istanze morali“.

Liberazione, il dovere della memoria

La memoria della Liberazione, troppe volte declinata su un piano diverso dal suo reale significato, rappresenta un dovere di ogni cittadino. E questo perché fu il primo passo in direzione libertaria dopo anni di tribolazione, durante i quali ogni concetto di pace fu accantonato per lasciar posto all’orrore. Lo ha ricordato anche il premier, Mario Draghi, durante la sua visita al Museo della Liberazione, nelle ex carceri romane di Via Tasso: “Il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso. Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondono la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti”. Il linguaggio d’odio, ha detto Draghi, “che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato“.