Di Maio incalza, Conte resiste e convoca i due partiti

Nessun allarme, almeno non nel vero senso del termine per il non ancora nato governo Conte due. La doccia gelata arrivata dalle parole di Luigi Di Maio avrebbero irritato il premier incaricato ma non sarebbero riuscite a spiazzarlo del tutto tanto che, a stretto giro, ha smorzato il nervosismo cresciuto a tempo di record attorno al futuro dell'esecutivo, spiegando che Di Maio “deve soltanto ricompattare la sua base, spostare l’attenzione dai ministeri ai programmi”. Una parola, visto che è stato proprio il leader pentastellato a fornire a Giuseppe Conte una nuova lista di punti programmatici (ben venti) che, stando alle parole in conferenza, il premier incaricato dovrà trovare il modo di infilare nella programmazione del nascente esecutivo che, in teoria, dovrebbe essere una sintesi dei punti focali di tutti e due gli schieramenti. Anche per questo, in serata Conte ha incontrato a Palazzo Chigi i rappresentanti dei due partiti, con Andrea Orlando e Dario Franceschini per il Pd, e Stefano Patuanelli e Francesco d'Uva per il M5s.

Verso il nuovo governo

In sostanza, le parole di Di Maio non spostano del tutto gli equilibri ma di sicuro assestano un bel colpo. Perché il Pd, futura nuova parte della maggioranza, comincia a stizzirsi dei continui altolà del vicepremier uscente e, nondimeno, anche Conte si ritrova a governo non ancora formato a dover mettere dei paletti ben precisi, arrivando a spiegare che, dopo aver ascoltato le indicazioni dei gruppi parlamentari, dovrà procedere con “una sintesi sul programma che spetta a me e che non può essere la semplice sommatoria di due elenchi diversi”. Del resto, il ventilato dietrofront dei Cinque stelle ha reso nuovamente inquieta la Borsa e fatto risalire lo spread, segno di come attorno al nome di Conte continui a regnare una sorta di sicurezza. Premier incaricato che, nella giornata di ieri, dopo le consultazioni con i partiti si è recato al funerale del cardinale Achille Silvestrini, intrattenendosi poi brevemente anche con Papa Francesco, più o meno nello stesso momento in cui i media italiani cercavano di dare un senso alle parole dal sapore di ultimatum del leader pentastellato. Parole che, a quanto sembra, non hanno preoccupato più di tanto Conte che mai come ora è apparso saldamente alla guida delle operazioni, nonostante non sia stato ancora formato il governo: settimana prossima, il premier incaricato andrà da Mattarella con la sua squadra di ministri che, sensazione delle ultime ore, dovrebbe vedere più di un nome indicato da lui. E non nei dicasteri meno importanti ma su quattro fondamentali, sui quali il Presidente della Repubblica chiede rassicurazioni.