Una luce contro la tratta: da Numana a Senigallia per dire “mai più schiave”

Nelle Marche, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ha visto molte manifestazioni culturali dare voce alle tante vittime. Tra questi eventi, ci sono state alcune testimonianze molto toccanti che hanno visto la Comunità Giovanni XXIII protagonista nel denunciare con forza il dramma che ancora subiscono, a volte in una certa indifferenza collettiva, le donne costrette a prostituirsi.

L’iniziativa della Lega a Numana che sorprende

Una serata per alcuni inaspettata, durante la quale molti sono rimasti sorpresi che proprio la Lega potesse dare vita a questa iniziativa. Eppure è andata proprio così. L’hanno vissuta in tanti e con molte presenze, anche trasversali, sul piano politico, dove non sono mancate le forti emozioni e condivisioni presso il locale La Torre di Numana, in provincia di Ancona, veicolate dalle parole di testimonianza riportate nel libro “Donne Crocifisse” di don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, presentato dal coordinatore locale della Lega, Mirko Bilò, come il “prete degli ultimi, della mediazione”, e alla presenza del sindaco di Numana, Gianluigi Tombolini, e della vicina Sirolo, Filippo Moschella.

Un confronto aperto

E proprio il suo testo è stato al centro della tavola rotonda organizzata dallo stesso circolo del Carroccio di Numana nella giornata dedicata alle donne vittime di violenza, alla presenza dell'autore e dell'ex questore e avvocato Italo D'Angelo, testimone dell'opera di contrasto al racket da parte delle Forze dell'ordine: “Un libro molto importante – ha spiegato Bilò introducendo i relatori – perché in un giorno in cui si ricordano le violenze subite da tante donne in famiglia credo sia importante porsi il problema della tratta degli esseri umani“. Un modo per ribadire come non possa esserci timore nell'affrontare il confronto, specie su tematiche così importanti e sensibili che, in qualche modo, interrogano ognuno di noi come cittadini ma anche come uomini e donne: “Noi siamo stati un popolo di emigranti – ha detto ancora Bilò – ma anche un popolo di artisti. La nostra Nazione raccoglie l’80% del patrimonio culturale del mondo. Noi vogliamo che questo nostro patrimonio sia condiviso e rispettato. Che sia amato e arricchito da chi è diverso da noi. Don Aldo e l’avvocato D’Angelo sono testimoni di una sofferenza che viene perpetrata ogni giorno sulle strade d’Italia“. Un dramma, quello del racket e dello sfruttamento, che non parla solo il linguaggio della violenza e della prostituzione ma di una vera e propria condizione di schiavitù che impone una necessaria riflessione e un'altrettanto determinata opera di contrasto: “Siamo stanchi – ha concluso Bilò – di vedere le nostre strade teatro di violenza e di sopraffazione”. L’avvocato Italo D’Angelo ha raccontato la sua importante esperienza da uomo della Polizia di Stato accanto alle vittime della tratta e nel primario impegno di fermare i criminali. È stato significativo ascoltare il Questore D’angelo raccontare gli episodi vissuti don Oreste Benzi e don Aldo e le tante difficoltà per sensibilizzare il territorio, le coscienze, a incidere sui clienti nel tentativo di contrastare la domanda fonte di questo grande mercato. Don Buonaiuto ha voluto esporre anche i motivi della sua forte convinzione di dialogare con tutti senza temere le opinioni divergenti, anzi ancor di più, andare lì dove ci possono essere più resistenze nel comprendere e approfondire quello che è un dramma umano spesso così tanto ignorato.

A Senigallia una luce per Evelyn Okodua

Una grande occasione di confronto a Senigallia, che ha visto l’amministrazione comunale intestare una sala alla giovane donna uccisa venti anni fa sui marciapiedi di questo territorio. Un crimine che sconvolse la cittadinanza e che vide tutte le istituzioni e la gente comune manifestare in strada la propria solidarietà per le vittime della tratta e un funerale solenne in Cattedrale dopo che la donna restò per tanti mesi in obitorio senza essere reclamata da nessuno. All’interno di una serie di iniziative promosse dall’associazione di Don Oreste Benzi, anche Senigallia è stata coinvolta per rilanciare la petizione “questoeilmiocorpo.org” che chiede la punibilità del cliente. Perché “nessuna donna nasce prostituta”, ripeteva don Benzi: c'è un mondo sommerso che opera nell'ombra, sfruttando la disperazione di chi lascia il suo Paese in cerca di un futuro e di una vita degna di chiamarsi tale, incontrando però nient'altro che delle mani traditrici, nascoste dietro una finta solidarietà ma animate dall'iniquo intento del mercimonio. C'è chi dall'inferno è riuscita a fuggire ma anche chi non ce l'ha fatta. Evelyn Okodua è una di loro: brutalmente torturata, è stata una delle dieci ragazze che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha voluto ricordare con una stele nella giornata dedicata alle vittime del femminicidio, simbolo di ciò che la violenza più cieca è in grado di portare. E, nella serata di venerdi scorso, a Evelyn è stata dedicata anche una conferenza nella sala consiliare del Comune di Senigallia, la città in cui fu uccisa, affinché la luce della coscienza resti sempre accesa sulle vittime invisibili della tratta. Un evento svolto alla presenza delle più alte autorità cittadine, dal sindaco Maurizio Mangialardi, all’assessore alle Pari opportunità Ilaria Ramazzotti, fino al vescovo di Senigallia, Franco Manenti.

Presenti anche il prefetto di Ancona Antonio D’Acunto e alcuni autorevoli relatori che hanno approfondito il tema della tratta e della prostituzione schiavizzata, come il magistrato distrettuale della Procura generale di Ancona, Ernesto Napolillo, e il capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione al ministero dell’Interno, Michele Di Bari. Erano presenti anche il Vicario della Questura Luigi Di Clemente, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza il Generale Claudio Bolognese, il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri il Colonnello Cristian Carrozza. Inoltre il consigliere comunale Maurizio Perini e l’avvocato Alessandro Angeletti sono stati ringraziati per aver organizzato l’evento con la Giovanni XXIII.

Un momento di riflessione e memoria, ma anche una luce da accendere per Evelyn, e per chi come lei da quella violenza non è riuscita a fuggire. La suggestiva sala della Rotonda era gremita di gente e don Aldo Buonaiuto ha potuto concludere l’evento supplicando le istituzioni presento a continuare a lottare senza tregua contro il racket della prostituzione senza abbassare mai la guardia, anzi insistendo con più efficacia affinché si possa dire che in tutta la provincia di Ancona non ci sono più donne costrette a prostituirsi.