Infrastrutture e manifatturiera: ecco cosa fare

Quello del lavoro come hanno detto più volte anche i vescovi è il primo problema del Paese. Senza il lavoro manca la dignità. Senza il lavoro non c’è vita e non c’è futuro. La bassa crescita degli ultimi anni, acuita dalle politiche di austerità portate dal Governo Monti, ha impoverito il lavoro e ha fatto crescere quello a tempo parziale. La soluzione vera non sta in Decreti Legge, comunque siano denominati, ma nel rilancio forte e duraturo della nostra economia che tocchi tutti i settori produttivi del nostro Paese. Come diceva J. Kennedy, la ripresa deve riuscire a fare come “un’onda che sollevi tutte le barche”. Una ripresa forte che oltre a creare nuovi posti di lavoro diminuisca ildebito pubblico che costa al Paese circa 70 miliardi di euro l’anno.

Gli investimenti nelle infrastrutture di trasporto, oltre a portare benefici a tutti i settori economici del Paese, oltre a creare posti di lavoro subito nella fase di costruzione, renderebbero più competitive le nostre importazioni ed esportazioni dando una forte spinta alla nostra manifattura. Ecco perché prima di fare un Decreto sul Lavoro molto discutibile era meglio se si concordavano in Europa investimenti nei nostri Porti, nei nostri aeroporti, nella rete ferroviaria come la Tav o nelle Metropolitane senza ritardare i tempi nella realizzazione della Tav e del Terzo Valico. Oggi il Paese dispone di una rete autostradale costruita negli anni Sessanta , una rete che va assolutamente rinnovata se vogliamo avere una rete efficiente di trasporto merci e passeggeri.

Un secondo settore in cui è urgente intervenire è quello del parco di macchine utensili delle nostre aziende manifatturiere, un parco che come è stato detto la scorsa settimana dalla Unione Industriali di Torino è tra i più vecchi d’Europa. Anche una crescita forte in questo settore, oltre a creare nuovi posti di lavoro, diminuendo il debito pubblico e il suo costo annuo, libererebbe risorse per un welfare adeguato. Stupisce che la Lega che queste cose le ha scritte nel programma del centrodestra non le difenda con forza al tavolo del Governo nell’interesse degli italiani più penalizzati dalla crisi e dalla incapacità dei Governi a gestire la crisi economica peggiore del dopoguerra.