“Lo Stato non può essere dalla parte di chi fa prostituire le donne”

Lo stato non può mettersi dalla parte di chi fa diventare le donne prostitute, ma dovrebbe mettersi dalla parte di chi le donne le vuole liberare”, è quanto ha dichiarato don Aldo Buonaiuto, membro dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore della testata internazionale on line In Terris dove ha pubblicato un editoriale dal titolo “Lo Stato pappone“. Sullo stesso tema, don Buonaiuto ha scritto un articolo “Salvini sulle 'case chiuse'. La politica non progetti lo 'Stato pappone'”, pubblicato su Avvenire. 

Durante il suo intervento alla trasmissione Agorà di Rai3, don Buonaiuto ha ribadito che il 98 per cento delle ragazze che si trovano sui viali a luci rosse delle nostre città sono obbligate ad esercitare la prostituzione. “La maggioranza di loro sono nigeriane, molte vengono dall'Est, al primo posto la Romania. Loro non scelgono la prostituzione, ma come tutti sanno, forse alcuni fanno finta di non  sapere, vengono portate in Italia con l'inganno le violenze e le torture. Noi sono 30 anni che ci occupiamo attivamente di questa piaga spaventose. Nelle nostre case ci sono ragazze che non hanno più un futuro, donne giovanissime, non dimentichiamo che il 37 per cento sono minorenni. Molte le portiamo via noi dalle strade, molte arrivano con le forze dell'ordine perché vengono tratte da luoghi chiusi, come locali, night, priveè”.

“Non si può guadagnare sulla pelle dei più deboli”

“Io non capisco perché si parla soltanto di legalizzazione della prostituzione e non di modello nordico. La nostra Comunità sostiene questo modello con la campagna “Questo è il mio corpo” che mira a colpire la domanda. L'anno scorso anche la Francia ha adottato questo modello, che ora è presente in sei Paesi Europei. Si tratta di colpire il cliente; è la regola più elementare del mercato: c'è una grande offerta perché c'è una grande domanda”.

“Dei politici non mi meraviglio più di niente”

“Dei politici non mi meraviglio più di niente. Ma rimango stupito di quelle donne, magari mamme, che sostenenso la legalizzazione, auspicherebbe di vedere che una figlia ha trovato lavoro in un centro commerciale, diventando merce, e che mette in vendita il suo corpo. Io mi appello alle donne, gli chiedo di ribellarsi dinanzi a una concezione veramente retrogada. Parlare di case chiuse, come si fa? Come è possibile usare questa parola “chiuso” quando si parla tanto della libertà delle donne e di tutte le persone. E coloro che dicono che non bisogna ghettizzare. Sento ogni giorno i politici che ogni giorno denunciano il pericolo delle ghettizzazioni e poi si vogliono creare i bronx della prostituzione”.

“I clienti sono mariti, nonni, fidanzati, gruppi di giovani che non vanno solo per chiedere prestazioni sessuali, vanno anche a spaccare le bottiglie sulle teste di queste ragazze, spegnere le sigarette sul loro petto – ha spiegato don Buonaiuto-. Nelle nostre case ci sono giovani con le orecchie strappate, storpiate, perchè tanti uomini vanno a scatenare la propria violenza e la propria rabbia. Il punto è questo, qui si esalta la Germania o l'Olanda, sempre questi Paesi, ma bisognerebbe con onestà quello che questi governi hanno dichiarato. Cioè che la legalizzazione è diventato un problema perché è aumentata la prostituzione, non è diminuita la criminalità”.