Donne “invisibili”, schiave della prostituzione

“Diamo un taglio al silenzio” è il titolo che la Cisl Lazio ha voluto dare all'incontro organizzato presso l'Aula A della Clinica di Oculistica dell'Università di Roma La Sapienza. Un evento con il quale, alla vigilia della Giornata internazionale per la violenza sulle donne, i vertici del sindacato hanno scelto di incontrare oltre 150 studenti per dire no alla violenza in famiglia, sul lavoro e sulle vittime della tratta. 

Il dibattito è stato introdotto da Ewa Blasic, Coordinatrice Donne Cisl Lazio, che ha chiesto ai giovani presente in aula di schierarsi, di “sentirsi portatori della causa, di firmare e far girare la petizione ‘Questo è il mio corpo’ (www.questoeilmiocorpo.org)”. La Blasic ha spiegato che in Italia sono centomila le donne vittime di tratta e costrette a vendere il proprio corpo nelle nostre città. Il 65 per cento di loro è in strada, il 37 per cento è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Solo in Italia, i clienti sono circa 9 milioni per un giro di affari di circa 90 milioni di euro al mese. 

All'incontro,  moderato da Salvatore Izzo, giornalista -vaticanista, hanno partecipato don Aldo Buonaiuto, membro della Comunità Papà Giovanni XXIII e direttore di In Terris, Barbara Calabrese, sociologa e criminologa della facoltà di Medicina, Liliana Ocmin, coordinatrice nazionale Donne Cisl. 

“Stefania, il suo nome è di fantasia. Lei è riuscita a sfuggire dalla schiavitu della prostituzione – ha spiegato don Aldo Buonaiuto dopo la testimonianza di una ragazza accolta in una casa dell'Apg23 -. Sono contento che la Cisl in questa occasione abbia scelto di parlare di queste donne che altrimenti sarebbero invisibili”.