Don Buonaiuto: “Prostituzione, il silenzio è complice”

Fari puntati ancora su Castel Volturno. Storie Italiane, trasmissione di Raiuno condotta da Eleonora Daniele, è tornata stamattina ad occuparsi della cittadina campana che Il Mattino ha definito “base europea della mafia nigeriana”. Qui nelle scorse settimane l'Fbi ha avviato un'indagine unitamente allo Sco della Polizia Italiana sui traffici dell'organizzazione criminale africana.

“Potrebbero essere le nostre figlie”

Un inviato della trasmissione, armato di telecamera, ha calcato i marciapiedi in cui le ragazze sono costrette a prostituirsi e gli appartamenti – veri e propri tuguri – in cui queste giovani vivono. Tra gli ospiti in studio don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi e direttore di In Terris. Da decenni impegnato a salvare le donne dalla schiaviù della prostituzione coatta, don Buonaiuto ha rivolto un pensiero a queste giovani, le quali – ha spiegato – “vengono adescate, vendute come schiave, obbligate a pagare il debito contratto per pagarsi il viaggio che le ha portate in Europa”. Dunque il prete di strada ha ricordato che nelle case d'accoglienza dell'Apg23 ci sono molte di loro, “alcune con problemi psichici gravissimi, alcune storpiate, senza più un futuro”, la sua riflessione. Ne è seguita allora una denuncia. “Ci sono 9milioni di maschi italiani – ha detto don Buonaiuto – che durante l’anno pensano di avere il diritto di acquistare il corpo di bambine che potrebbero avere l’età delle loro figlie: 16, 17, 18 anni…“. 

“Bisogna essere più incisivi”

Il sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII ha spiegato che è molto utile l'informazione giornalistica per sensibilizzare l'opinione pubblica, ma che essa non basta. “Stiamo parlando di persone che vengono mercificate in posti che sono dei lager e quando c’è una testimonianza così chiara bisogna agire immediatamente: non si può far finta di niente e tacere”, il suo appello. Quindi – ha proseguito – “va bene l’informazione, ma ora c’è bisogno che lo Stato intervenga“, del resto “il silenzio è complice: non solo i giornalisti ne devono parlare. Bisogna essere molto più incisivi”.

Questo è il mio Corpo

Più incisivi, anzitutto, nel fermare la domanda: unica soluzione per arginare il fenomeno. Don Aldo ha quindi ribadito la via da perseguire per fermare il fenomeno: “Il modello migliore è quello nordico iniziato in Svezia e partito più di recente anche in Francia e che punta a colpire la domanda altrimenti i clienti si befferanno sempre delle forze dell'ordine e delle leggi del nostro Stato”. A tal proposito l'Apg23 ha lanciato nel 2016 una Campagna di sensibilizzazione Nazionale “Questo è il mio Corpo”, in occasione della presentazione della proposta di Legge n. 3890 alla Camera dei Deputati volta a considerare reato l’acquisto di prestazioni sessuali e quindi sanzionatoria e con proposta di percorsi di rieducazione per il cliente.