Don Buonaiuto: “La colonizzazione ideologica distrugge identità e cultura”

Nel discorso di ieri al Corpo Diplomatico, Papa Francesco ha sollevato di nuovo un problema che gli sta a cuore, ovvero “l’accresciuta preponderanza nelle Organizzazioni internazionali di poteri e gruppi di interesse che impongono le proprie visioni e idee, innescando nuove forme di colonizzazione ideologica, non di rado irrispettose dell’identità, della dignità e della sensibilità dei popoli”. Un pericolo di cui si parla sempre troppo poco e che il Pontefice aveva già denunciato in una meditazione a Santa Marta il 21 novembre 2017.

L'intervista a don Buonaiuto

Sull'argomento, VaticanNews ha intervistato oggi don Aldo Buonaiuto – sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII – che ha sposato in pieno il richiamo fatto dal Papa ieri nel discorso pronunciato nella Sala Clementina.  Per il direttore di In Terris, la colonizzazione ideologica si presenta “come una nuova forma quasi di dittatura dove si vuole imporre la propria ideologia portandola come pensiero unico (…) in quei Paesi cosiddetti deboli, fragili, poveri”. Don Buonaiuto ha sottolineato l'evidente continuità tra Francesco ed i suoi predecessori nella denuncia di questo pericolo dell'età contemporanea: “È chiaro che il pensiero di Papa Francesco, è proprio consequenziale al magistero degli altri pontefici. Basta ricordare – senza andare troppo lontano – quell’Enciclica così importante di San Giovanni Paolo II; la Veritatis Splendor“. In questo testoha ricordato il prete “si preannunciava quel pericolo di quel pensiero debole e di quel relativismo imperante che poi il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, definiva proprio come dittatura; la 'dittatura del relativismo”.

La minaccia dell'identità

La Comunità Giovanni XXIII conosce bene le conseguenze negative del tentativo di colonizzare ideologicamente i cosiddetti Paesi in via di sviluppo; l'associazione fondata da don Benzi, infatti, è presente da anni sul campo ed aiuta concretamente le popolazione locali: “Lì dove siamo presenti in alcuni Paesi africani –  ha affermato don Aldo – vediamo che (l'Africa) è preda di forme spaventose sia per distruggere la cultura sia l’identità specifica del territorio“. E' necessaria, invece, una forma di globalizzazione alternativa che sia – come ha detto il Papa – “poliedrica e non sferica”. Il direttore di In Terris, nel corso del suo intervento raccolto dal giornalista Marco Guerra, ha rimarcato la necessità di “dare ai popoli l’opportunità di crescere, ma nello stesso tempo non togliere l’identità, non togliere la cultura, la storia, la tradizione, e tutto ciò che c’è di sano e che invece questa forma perversa di colonizzazione va a togliere, specialmente alle nuove generazioni”. Occore, inoltre, denunciare – ha osservato don Buonaiuto – “con forza questo volere appiattire, nell’errore di un’uguaglianza che toglie invece l’importanza delle differenze e delle diversità”. E a tal proposito, il sacerdote della Papa Giovanni XXIII ha fatto accenno all'esempio rappresentato dall'ideologia della teoria del gender.